Si è tenuto a Cernobbio, nell’affascinate cornice di Villa d’Este sul lago di Como, il World Wine Symposium, detto anche Davos du vin, evento voluto e realizzato da François Mauss , già presidente e fondatore (nel 1996) del Grand Jury Européen, con l’obiettivo di creare un appuntamento al vertice delle referenze mondiali della vitivinicoltura, in cui poter riflettere e sviluppare nuove idee e concetti sul mondo enologico, un luogo di scambio a tutto tondo in cui sottolineare il bagaglio storico-culturale ed emozionale racchiuso in ogni vino.
A questo simposio hanno partecipato persone che arrivano da tutte le parti del mondo: produttori, fornitori, distributori, giornalisti, importatori ed esperti, oltre a speaker di fama: David Khayat (France), Antonio Galloni & Enzo Vizzari(Italia), Gérard de Villiers (South Africa), Madame Thu-Lang Tran Wasescha (World Trade Organization),Yi Wang (China), Olivier Duha & Hubert de Bollard (France). Ad attestare e sottolineare la grande portata dell’evento, la presenza di grandi produttori quali Pablo Alvarez (Vega-Sicilia, Espagne), Angelo Gaja (Italia), Egon Müller (Germania), Aubert de Villaine (la Romanée Conti) e Alain Vauthier (Château Ausone a Bordeaux), padrini di questo appuntamento.
E’ straordinario che nessuno sia qui per vendere o promuovere i loro vini. il World Wine Symposium si prefigge lo scopo di permettere alle persone di incontrarsi e di confrontarsi per sviluppare e concretizzare, insieme, idee nuove. Tutti conoscono Romanée-Conti o Château Ausone, ma qui si ha la possibilità di parlare con monsieur Vauthier, il proprietario, o con monsieur Magrez, proprietario di 32 Château, oppure con il conte Brachetti Peretti prorietario de Il Pollenza.
“Il mondo del vino a confronto con le sfide della globalizzazione” il tema di questa edizione svoltasi attorno a seminari, incontri, workshop, degustazioni e momenti conviviali: 6 seminari, 2 workshop, 3 degustazioni di grande prestigio ( Masseto con Axel Heinz; Château Yquem con Pierre Lurton; Domaine de la Romanée-Conti con Aubert de Villaine). Oltre alle degustazioni dei più importanti vini al mondo con una selezione di vini da sogno con bottiglie de la Romanée-Conti del 1966, non sono mancati momenti conviviali a cura dello chef di Villa d’Este, Michele Zambanini. Accanto alle sue prelibatezze, in occasione dell’apertura e della chiusura del simposio, sono state servite bollicine italiane: Cuvée Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco per la serata di Benvenuto e Riserva del Fondatore Giulio Ferrari per la serata di Gala.
Particolarmente interessante il seminario “Evoluzione del vino nel mercato cinese” a cura di Yi Wang (membro del Grand Jury Européen). La Cina è ora la seconda potenza economica mondiale e, ormai uno dei maggiori mercati per il vino di qualità, sta rapidamente aumentando la propria produzione. Da qui la necessità per gli esperti europei del settore di conoscere in modo più profondo le ambizioni e le strategie di questo paese, che si sta apprestando a diventare il più grande mercato mondiale per il vino. Anche Château Lafite, la marca più nota e gradita, si adatta alla Cina.
La crescita economica e sociale di questo microcosmo in evoluzione, stimola il consumo di vino come anche quello dei beni di lusso. Il livello qualitativo del bianco sta conquistando i consumatori cinesi, infatti i produttori cinesi stanno incrementando la produzione di bianco, soprattutto Riesling e Sauvignon blanc. Insieme alla crescita dei bianchi in generale, assisteremo ad un forte incremento anche degli sparkling leggeri e fruttati, ad un prezzo accessibile.
Per la prima volta in occasione del Villa d’Este World Wine Symposium è stato consegnato, durante la serata di Gala di sabato 10 novembre, il premio al “Seigneur du vin” ideato da Villa d’Este con Lalique, a Helmut Dönnhoff, che si è aggiudicato un prestigioso Crystal Plate Lalique.
Helmut Dönnhoff, vignaiolo vero, è una vera e propria leggenda vivente. A soli 22 anni ha preso in mano la gestione della cantina di famiglia, che fa parte del mondo del vino da oltre duecento anni, diventando prima responsabile della vinificazione, e poi proprietario della tenuta. Era il 1971. In trent’anni è riuscito a rendere famosa la Nahe, dimostrando quali superlativi vini di importanza mondiale sia in grado di produrre questa zona un tempo bistrattata. Nessuno è riuscito a rendere lo stile della zona nei suoi prodotti quanto Helmut Dönnhoff, i cui vini non rispecchiano il vitigno, bensì l’intero ambiente dal quale provengono. Helmut Dönnhoff non ha solo fatto moltissimo per la Nahe, i cui vini sono migliorati incredibilmente; negli ultimi trent’anni anche i suoi vini, sia dolci che secchi, hanno conosciuto livelli qualitativi sempre più alti, raggiungendo fama internazionale grazie alla loro complessità ed eleganza.
La proprietà, attualmente, si estende per oltre 12 ettari, ed è fin parcelle localizzate nei comuni di Bad Kreuznach (Mollenbrunnen, Osterhöll), Niederhausen (Hermannshöhle), Norheim (Dellchen, Kirschheck), Oberhausen (Brücke, Felsenberg, Kieselberg, Leistenberg) e Schloßböckelheim ( Felsenberg, Kupfergrube). Il 75% di questi appezzamenti, che presentano un solo vulcanico o di ardesia, è piantato con Riesling, il resto con Pinot Bianco e Pinot Grigio. Il Riesling Auslese proviene dalla miglior vigna aziendale, la la Niederhäuser Hermannshöhle un vigneto molto vecchio e rinomato, piuttosto caldo, grazie all’esposizione sud, con un terreno vulcanico ricco di porfido disgregato. Queste caratteristiche donano al vino da qui proveniente degli intensi aromi fruttati e una fine acidità. Al naso presenta sensazioni di frutta esotica, pesca sciroppata, fico secco, pompelmo candito e una lieve nota ammandorlata. In bocca entra deciso, intenso, grasso, con una vena acida ben evidente che dona grande freschezza. Elegante e pulito, è un vino decisamente fine e piacevole.
[Foto credit: italiasquisita.net]
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