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Quarant'anni di Bordolesi Vicentini

di Redazione di TigullioVino.it

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Dopo BCM - Bordolesi Cabernet Merlot, i produttori vicentini si raccontano:  le storie, i segreti e la passione che rendono vincenti i rossi berici.

Lonigo, 23 dicembre 2008 - «La presenza dei vitigni bordolesi Cabernet e Merlot è attestata da almeno due secoli nell'area vitivinicola vicentina. La provincia di Vicenza ha rappresentato per queste varietà un habitat ideale per lo sviluppo, con terreni adatti per l'esposizione e le caratteristiche geopedologiche e microclimi favorevoli. Al punto che oggi, anche se si tratta di vitigni internazionali, i bordolesi vicentini esprimono una loro identità precisa». A parlare è Fabio Piccoli, coordinatore di “Palazzo del Vino”, organo del Consorzio Vini Vicentini che riunisce le sei DOC di Vicenza. Pur alloctoni, quindi originari di altre zone, i vitigni bordolesi Cabernet, Merlot, Petit Verdot, Carmenère e Malbech nell'area berica hanno assunto caratterizzazioni proprie: sono stati in qualche modo “naturalizzati” proprio a partire dalla caduta della Repubblica di Venezia, e proprio in quelle zone dell'entroterra veneziano che tradizionalmente offrivano alla Serenissima i vini di pregio maggiore di tutti i domїni. «Per questo – continua Piccoli - è molto interessante una manifestazione come la recente “BCM Bordolesi Cabernet Merlot”, che ti fa vedere la varietà e diversità fra un Cabernet coltivato in Sicilia rispetto a un vicentino o un trentino». Da allora, la vicenda dei bordolesi veneti e vicentini ha fatto molta strada: nelle parole di cinque grandi produttori berici, riuniti nel Co.Vi.Vi., il racconto degli ultimi quarant'anni di passione per questa tipologia enologica.

Fausto Maculan: in principio fu Luigi Veronelli? «Beh no, in principio-principio, se vogliamo proprio vedere, furono i viaggi studio nel Bordeaux». Non fu “Gino” Veronelli a suggerirle di concentrarsi su un grande vino, un rosso strutturato? «In effetti, io spingevo sul Torcolato, un vino dolce bianco. Lavorare con il rosso, che nasce dalla vigna, è stata una sfida più difficile, che, vinta, si è tirata dietro tutto il resto». Dall'esperienza d'Oltralpe iniziò la ricerca? «Bisogna fare qualità in senso assoluto – continua il produttore – l'indice di piacevolezza è solo uno degli aspetti. Il vino rosso ha tre momenti fondamentali: la vendemmia. Al di là della tecnica, è una scommessa con la pioggia, non sempre può essere vinta. La fine della macerazione: più si prolunga, più il vino sarà potente, ma anche astringente. L'assemblaggio finale: va fatto più tardi possibile, anche dodici mesi dopo la vendemmia. Bisogna lottare contro la quantità e a voler essere scrupolosi va assaggiata ogni botte, si dev'essere pronti a scartare». E il legno? «E' come il contrabbasso in un'orchestra: se rimane una nota nel sottofondo, aumenta la piacevolezza, altrimenti avremo fatto il vino del falegname». Nascono così i bordolesi Maculan. «Il Fratta è il nostro prodotto di punta, un taglio Cabernet Merlot, come il Brentino, affinato in un legno usato bene» conclude il più noto produttore ed enologo del Breganzese, «poi abbiamo il Palazzotto, un Cabernet Sauvignon in purezza».

Da Breganze, proseguendo il viaggio verso Sud, il “filo rosso” del bordolese si intreccia con quello della nobiltà vicentina. «Imbottigliamo il nostro “Polveriera” dal 1992, ma lo produciamo da sempre. Un vino corposo, molto profumato - racconta con orgoglio il conte Tomaso Piovene Porto Godi, produttore della DOC Colli Berici - un taglio di uve per il 40 per cento Merlot, 40 per cento Cabernet Franc e 20 per cento di Cabernet Sauvignon. L'etichetta è stata così battezzata perché il vigneto è in una collina nei pressi di un ex deposito di polvere da sparo».
Andando a Ovest, a Valdagno, all'esperienza di più generazioni dei Porto Godi fa da contraltare la storia di un giovane enologo della DOC Vicenza che ha incominciato la sua “scommessa” cominciando da zero, su quattro ettari scelti da sé: «Faccio bordolesi da 10 anni – spiega Massimo Dal Lago, titolare dell'azienda agricola “Masari” – per me la sfida del futuro sarà scoprire i siti migliori. Ci sono terreni adatti e terreni che non lo sono: Bordeaux ne è un esempio, ma anche in Italia abbiamo molte zone dove si ottengono ottimi risultati. Il mio Masari nasce, ad esempio, su un suolo argilloso-calcareo, che ho scelto per le sue caratteristiche, in un sito in cui il vino non veniva più prodotto da 150 anni. Dà grandi soddisfazioni: in più degustazioni alla cieca è stato valutato alla stregua di prodotti di ben altre fasce di prezzo».
I
l viaggio fra le eccellenze dei bordolesi vicentini continua... negli Stati Uniti. «Nella nostra azienda in Virginia, che va ad aggiungersi alle tenute vicentine e siciliane – precisa Domenico Zonin, della DOC Gambellara – produciamo l'etichetta “Octagon”, un taglio Merlot, Cabernet e Cabernet Franc. Un ottimo prodotto che il consumatore apprezza. Del resto se il vino italiano oggi è tenuto in così grande considerazione nel mondo, lo deve ai bordolesi: esempi di grande qualità che, negli anni '80, furono i primi portabandiera del vino “made in Italy” nel mondo».
All' “americano” Zonin fa da contraltare il “veneto” Andrea Mattiello della DOC Colli Berici: «La nostra tenuta è nella collina di Costozza, a Longare – spiega – che ha la fortuna di essere storicamente una delle culle italiane dei vitigni bordolesi: è uno dei primi tre siti italiani in cui sono state piantate queste viti, importate dalla Francia. La bibliografia data i primi vigneti al 1880: noi in particolare ci siamo specializzati sul vitigno Carmenère, che oggi viene riconosciuto come varietà a sé. Il nostro “Rosso Carmenère” si caratterizza per un'elegante nota di pepe verde, non tostata e non vegetale, fresco e di pronta beva come vuole la buona tradizione veneta. Il terreno collinare poi conferisce all'uva una notevole struttura e morbidezza. Da quest'anno inoltre abbiamo una nuova etichetta bordolese: il “Rosso di Tano”, un taglio di Merlot al 65 per cento e Cabernet Sauvignon al 35 per cento».
Il Veneto si conferma così non solo per eccellenza, ma anche per quantità, la prima fra le regioni italiane nella produzione di bordolesi. Il primato regionale in Cabernet e Merlot ha ottenuto nuove conferme anche nella più recente edizione della rassegna internazionale “BCM, Bordolesi Cabernet Merlot”, organizzata a novembre da “Palazzo del Vino” a Sarego, a Villa Da Porto “La Favorita”: ben 145 su 298, quasi la metà, le etichette di bordolesi veneti che erano presenti.

“BCM, Bordolesi Cabernet Merlot”, l'evento vitivinicolo dell'autunno 2008, si è svolto a fine novembre nella settecentesca dimora di stile palladiano Villa Da Porto “La Favorita”, a Sarego (Vicenza). La rassegna enologica per due giorni ha offerto 300 etichette in degustazione, le più interessanti della categoria dei vini bordolesi d'Italia e del mondo. Presenti in forze all'appuntamento, con le proprie pregiate produzioni di Cabernet, Merlot, Petit Verdot, Carmenère e Malbech, anche i vignaioli delle sei DOC vicentine: Arcole, Breganze, Colli Berici, Gambellara, Lessini Durello e Vicenza. La manifestazione è stata salutata da un grande successo di pubblico: sono stati registrati più di milleduecento visitatori. La terza edizione di “BCM” è stata realizzata dal Co.Vi.Vi. - Consorzio Vini Vicentini, con il contributo di Camera di Commercio di Vicenza, Provincia di Vicenza e Regione del Veneto, in collaborazione con Vicenza Qualità e l’associazione di ristoratori “Le Buone Tavole dei Berici”.

Palazzo del Vino è la sede di rappresentanza del Co. Vi. Vi., Consorzio Vini Vicentini, associazione che raccoglie le denominazioni Vicenza, Colli Berici, Breganze, Gambellara, più altre due DOC in “condominio” con la vicina provincia di Verona, Lessini Durello ed Arcole, oltre agli organismi della Strada del Vino Arcole e della Strada dei Vini dei Colli Berici: un organismo unitario finalizzato a un coordinamento comune, a livello provinciale, progettuale, promozionale, enogastronomico-turistico ed istituzionale.


Fonte news: Ufficio Stampa Alpe Cominicazione

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