Costi produttivi e oneri sociali raddoppiati, prezzi sui campi a picco, redditi sempre più in caduta libera per gli agricoltori italiani. Migliaia di imprese rischiano di chiudere i battenti. Occorrono subito misure straordinarie per contrastare una crisi che non ha precedenti nella storia recente della nostra agricoltura. Il grido di allarme viene dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha annunciato il proseguimento della mobilitazione sia a livello territoriale e che nazionale, dopo le manifestazioni che si sono svolte nello scorso mese di novembre e culminate con il sit-in a Roma, davanti alla Camera dei deputati.
Siamo in presenza di uno scenario sempre più fosco e il futuro, senza interventi mirati, appare molto incerto per gli imprenditori agricoli su cui pesano in maniera opprimente -avverte la Cia- i riflessi negativi dei costi produttivi (concimi in testa) e degli oneri sociali. Costi che oggi incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento per cento. Solo nello scorso mese di ottobre l’incremento è stato di oltre il 7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007. I rincari hanno coinvolto tutti i fattori della produzione agricola. Si hanno aumenti stellari per i concimi, con un più 60,9 per cento, per il gasolio (più 7,7 per cento), per l’energia elettrica (più 4,2 per cento), per le sementi (più 2,5 per cento), per gli antiparassitari (più 3,5 per cento).
Non solo. A questi aumenti, che negli ultimi anni hanno frenato l’attività imprenditoriale con un crescendo impressionate, si aggiungono -nota la Cia- anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 25,7 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività.
A rendere più incerto il quadro agricolo del nostro Paese è il crollo verticale dei prezzi praticati sui campi che -sottolinea la Cia- nello scorso mese di ottobre sono scesi, in media, del 6,8 per cento, con punte anche del 35 per cento per i cereali.
E tutto ciò sta avendo riflessi negativi per i redditi dei produttori agricoli. Le stime di quest’anno prevedono una flessione tra l’1,5 e il 2,2 per cento, che fa seguito al meno 10,4 per cento del 2005, al meno 3,4 per cento del 2006 e al meno 2 per cento del 2007. I nostri imprenditori, in dieci anni, hanno visto scendere i loro redditi del 18,7 per cento, con una media superiore al 2 per cento annuo. Dal 2004 la situazione è precipitata in maniera drammatica, determinando il calo più marcato tra i paesi europei.
Fonte news: Cia
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