Chi ha conosciuto u Professu Giovanni Rebora ne ricorda l’enorme conoscenza, la schiettezza, la simpatia e la semplicità. Per anni fu professore di Storia economica e di Storia agraria medievale e direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Genova. Per i suoi allievi è stato quasi un padre. Brillante relatore sulla storia dell’alimentazione in numerosi convegni, seminari e manifestazioni tenutisi in tutta Europa, nonché autore di numerose e fondamentali opere - saggi e libri - di storia della gastronomia.
Benché fosse considerato nel settore tra i maggiori esperti di livello internazionale, spesso si rendeva disponibile anche per eventi minori o più modesti. Mancò all’affetto dei suoi cari e degli amici il 22 ottobre 2007.
Per ricordarlo al meglio, Gianni Carbone patron dello storico ristorante Manuelina di Recco, ha istituito nel 2012 un premio annuale dedicato a U Professu Giovanni Rebora, ideato nell’occasione di un pranzo nel suo ristorante, con l’incontro di Federico Rebora (figlio del compianto Giovanni) con gli amici Gloria (figlia di Gianni) e Paolo suo marito.
Un riconoscimento di un testo sulla civiltà della tavola che si avvicini alla "maniera di pensare" di Rebora, in linea con il "pensiero storico-gastronomico" della famiglia Carbone. Archiviate le prime due edizioni, questa del 2014, ha un motivo internazionale. Come da regolamento, il Premio Rebora è composto da tre Sezioni: Autori, Giovani ricercatori e Alla Carriera. Per la sezione Autori il premio è andato all’inglese John Dickie con l’opera “Con gusto. Storia degli italiani a tavola” (Laterza Editori). Uno studio sulla gastronomia e sugli italiani a tavola, toccando regione per regione. Una fedele realtà vista da un cronista del gusto.
< Dagli studi di Giovanni Rebora - dice Dickie - ho ricavato l’essenza del mio libro. Da li la scoperta dell’origini dei “mangiari”. La cucina italiana nasce nelle città e non nelle campagne. Quella raffinata è nata nelle classi dominanti e consumata nelle famiglie abbienti. Senza la conoscenza del cuoco e degli attrezzi, la quasi totalità dei piatti non sarebbero nati. Ma ancor più interessante, sono i personaggi che hanno creato i piatti, chi li ha mangiati e chi ne ha parlato e scritto >.
Il premio dedicato ai Giovani ricercatori (da sempre nelle attenzioni e nel cuore di Rebora), è stato assegnato ad Alice Montarotti con l’opera “Analisi dell’alimentazione tradizionale contadina e delle pratiche della medicina popolare della metà del secolo scorso a San Salvatore Monferrato, in raffronto alla letteratura scientifica medica e nutrizionale contemporanea” (Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo).
Per il premio alla Carriera, l’ambito riconoscimento è stato assegnato al professor Giovanni Ballarini: attuale presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, già professore dell’Università di Parma, nonché illustre membro di commissioni scientifiche italiane ed europee. Tra le sue importanti ricerche, quelle sulla sicurezza e della qualità alimentare, sugli aspetti antropologici dell’alimentazione umana, in particolare nella società, nell’economia e nella salute. Temi di cui ha realizzato quasi trecento pubblicazioni e oltre trenta libri.
Per la cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori, tenutasi lo scorso 12 maggio, la sede non poteva che essere il Ristorante “Manuelina”. Per l’occasione Gianni Carbone patron del Manuelina, ha fatto come sempre le cose al meglio, cioè nel
corso di un’esclusiva e golosa serata con circa 200 eletti invitati, con golosità ispirate al premio e preparati da tre grandi chef: lo stellato Filippo Chiappini Dattilo dell’Antica Osteria del Teatro di Piacenza, Luisa e Franco Casella della Locanda dei Beccaria di Montù Beccaria e Marco Pernati del "Manuelina" con tutta la sua brigata. Ecco il menu:
Benvenuto col Franciacorta Brut Villa Crespia Numero Zero sposato a irrinunciabili leccornie (ricciola marinata, salumi pregiati e tante altre) preparate e servite dai selezionati fornitori del Manuelina. la Trota della Val d’Aveto con asparagi piacentini all’orientale, la Focaccia di Recco col formaggio.
Di seguito: Hamburgher mediterraneo di ricciola con melanzane e finto ketchup abbinato al Lumassina Acerbina 2013 di Terre Rosse, Risotto con pasta di salame, fagioli e Barbera del Professore accompagnato col Barbera d’Asti Il Professore 2012 di Franco Roero. Dulcis in fundo con Budino cacao e prescinseua con composta allo Sciacchetrà e biscotto alle arachidi. La serata, dopo gli applauditi interventi di Federico Rebora, Paolo Povero e Paolo Lingua, è stata siglata dalla premiazione del patron del Manuelina: Giovanni Ballarini ha consegnato a Gianni Carbone la medaglia dell’Accademia Italiana della Cucina, per l’appassionata e professionale valorizzazione della cucina italiana e delle sue tradizioni. Significativo il patrocinio all’evento di Regione Liguria, Comune di Recco e della Camera di Commercio di Genova. Mentre per la collaborazione: Selecta, Villa Crespia, Franco Roero e Vladimiro Galluzzo.
Nella foto di Pietro Bellantone: Gianni Carbone con Giovanni Ballarini che mostra il testo ricevuto in premio.
Profilo biografico di Giovanni Rebora
Giovanni Rebora (Genova 1932 - 2007), è stato professore di Storia economica e di Storia agraria medievale e direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea
dell’Università di Genova.
Durante la sua lunga carriera ha collaborato con alcuni fra gli storici più importanti del XX secolo, tra i quali Fernand Braudel. Ha condotto studi e ricerche sulla storia dell’alimentazione e scritto importanti pubblicazioni come La cucina medievale italiana tra Oriente e Occidente (Genova 1992), Colombo a tavola (Savona 1992), La civiltà della forchetta (Roma – Bari 1998) e La cucina dei papi Della Rovere (Savona 2003).
È stato presidente del Conservatorio delle Cucine Mediterranee e ha studiato in profondità la storia della cucina italiana sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo enogastronomico. È riconosciuto come uno dei massimi studiosi di storia dell’alimentazione in tutta Europa.
Il figlio Federico nel libro “Tagli scelti – Scritti di cultura materiale e gusto mediterraneo di Giovanni Rebora” ricorda così la prestigiosa vita del padre: “Giovanni Rebora nasce a
Sampierdarena – un quartiere di Genova che era e in parte è ancora una città dentro la città – il 13 luglio 1932, primogenito di Angelo e Pasqualina Boccardo. Il padre, con il nonno e gli zii paterni, possiede un’azienda di trasporti con carri trainati da cavalli, carrettieri, in altre parole, mestiere per il quale Giovanni non smetterà di testimoniare ammirazione e affetto.
Durante la guerra è sfollato con la famiglia a Novi Ligure, paese natale della madre, dove trascorre molto tempo in compagnia dei nonni Paolina e Giovanni detto ‘Balin’; da quest’ultimo apprende i segreti della campagna, del bosco, del fiume, insegnamenti che resteranno vivissimi nella sua cultura. Orfano di padre a soli quattordici anni e con un fratello di sette anni più piccolo (Adriano, che negli anni Settanta del Novecento diverrà uno dei più importanti ristoratori della California), mentre studia da ragioniere Giovanni si prodiga per dare sostegno alla famiglia.
Presso lo zio Giulettu, proprietario di un chiosco di bibite a Sestri Ponente, prende servizio come barista; la sera è invece impegnato come assistente al palco al Teatro Modena di Sampierdarena, dove ha modo di ammirare i protagonisti di commedie e varietà (Macario e Govi su tutti).
Nel 1951, appena diplomato, trova impiego presso la casa di spedizioni Ghio & Bisio, a Sampierdarena. Nel 1955 è assunto come impiegato all’Eridania di Genova; intuite le eccellenti capacità del giovane, già l’anno seguente i dirigenti dell’azienda lo invitano ad iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio, prospettandogli una brillante carriera. Lavorando di giorno e studiando di sera, il 24 febbraio 1962 Rebora consegue la laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Genova, con una tesi economica dal titolo ‘Prime ricerche sulla gabella “caratorum sexaginta maris”’ (relatore Franco Borlandi).
Nel 1957 si è intanto unito in matrimonio con Anna Maria Fossati soprannominata Pi, vicina di casa dagli anni dell’adolescenza, da cui avrà Federico (1959) e Lorenzo (1970). Dal 1962 è assistente ordinario presso la cattedra di Storia economica della Facoltà di Economia e Commercio; lascia così definitivamente il posto presso l’Eridania. Negli anni seguenti compie numerosi soggiorni a Parigi, presso la Maison des Sciences de l’Homme diretta da Fernand Braudel. Qui conosce, tra gli altri, Jacques Le Goff e stringe una duratura amicizia con Maurice Aymard e Alberto Tenenti. Nel 1968 si specializza in Interpretazione di documenti commerciali dei secoli XIII-XVII presso l’Istituto Datini di Prato.
Negli anni successivi gli sarà affidata la docenza dello stesso corso. Nel 1971 passa alla Facoltà di Lettere e Filosofia come assistente ordinario di Storia medievale; in seguito ottiene l’incarico di Storia agraria medievale, che manterrà fino al 1982, quando inizia in qualità di professore associato l’insegnamento di Storia economica presso l’Istituto di Storia moderna e contemporanea.
È consulente storico per la mostra ‘Ansaldo industria e società’ allestita dal Comune di Genova tra dicembre 1978 e gennaio 1979.
Nel dicembre 1980 organizza a Genova il convegno internazionale ‘I problemi del mare’, dai contenuti molto innovativi (la pesca e l’esplorazione subacquea sono state grandi passioni giovanili di Giovanni). Con l’occasione nasce una duratura amicizia con François Doumenge, professore e biologo parigino destinato a succedere alla guida del Musée Océanographique di Monaco al mitico Jacques-Yves Cousteau (direttore dal 1957 al 1988). Sul finire degli anni Settanta ha iniziato a occuparsi in maniera approfondita di storia dell’alimentazione, e nel marzo 1983 promuove e organizza a Imperia un convegno internazionale dedicato appunto a Cultura e Storia dell’alimentazione, cui partecipano studiosi provenienti da tutto il mondo.
Nel 1984 diventa direttore dell’Istituto di Storia moderna e contemporanea; dal 1995 al 2011 torna a dirigere la struttura, divenuta nel frattempo Dipartimento.
Nel 1996 prende avvio la collana ‘Quaderni di storia economica’, voluta da Rebora per pubblicare le opere prime dei giovani ricercatori da lui coordinati. Nel settembre 2002 è uno dei cento autori del “Festivaletteratura” di Mantova con ‘La civiltà della forchetta’, il suo lavoro maggiormente conosciuto, pubblicato nel 1998 e riproposto in successive edizioni, anche fuori d’Italia. Lasciato l’insegnamento universitario nell’ottobre 2002, intensifica la produzione di scritti brevi. Muore a Genova, nella sua casa di Sampierdarena, il 22 ottobre 2007.”
Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...
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