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Chianti Classico: un melange di terra, vini e gente

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato

Nell’ambito vinicolo i Consorzi di Tutela ricoprono un ruolo sicuramente importante.   La valorizzazione, diffusione e tutela del prodotto e del proprio marchio. Il sostegno e l’assistenza ai soci per quanto riguarda adempimenti normativi e burocratici, legislativi, nonché sulla produzione e commercializzazione del prodotto. Sempre agli stessi, il Consorzio promuove corsi di aggiornamenti tecnici in vigna e cantina e un’importante l’attività di marketing sia in ambito nazionale che estero.  Per meglio capire il ruolo di un consorzio, abbiamo intervistato il dr Giuseppe Liberatore, Direttore Generale del Consorzio Chianti Classico, il primo costituito in Italia. 

Ecco le sette domante fatte al dr Giuseppe Liberatore Direttore Generale del Consorzio Chianti Classico

La zona di produzione del Chianti Classico Docg si estende per 10.000 ettari, con altimetrie e sottosuoli diversi. Ovvio che anche i vini avranno caratteristiche diverse tra loro, accentuate dalle condizioni climatiche che, se avverse, si ricorre all'arricchimento con mosto concentrato (da uve della zona), rettificato o zucchero d'uva. Un taglio del 20% - se consentito - con un vino dell'annata precedente potrebbe migliorarlo complessivamente? 

In realtà la zona di produzione del vino Chianti Classico DOCG riguarda circa 7.000 ettari che sono iscritti all’Albo. Altri 2.000 sono gli ettari, sempre all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, piantati a vigna ma non iscritti all’Albo del Chianti Classico: in questi vigneti si producono altre tipologie di vino, compresi alcuni IGT.

La zona di produzione del Chianti Classico è morfologicamente e pedologicamente molto varia, con suoli e altitudini diverse, fattori che contribuiscono a dare alla produzione vinicola dell’area, caratteristiche particolari, anche se sempre sotto il minimo comune denominatore dato dall’uva Sangiovese.

Questo è il nostro valore aggiunto, perché in ogni annata, grazie a microclimi e terroir diversi all’interno dell’area di produzione, anche in condizioni meteorologiche non ottimali si riescono sempre a produrre eccellenze qualitative.

Per quel che riguarda il taglio con le annate precedenti, nel Chianti Classico è ammesso solo fino al 15%.

Se nel Chianti Classico il Sangiovese deve essere almeno l'80%, un restante 20% di Cabernet Sauvignon o Merlot può cambiare sensibilmente il quadro delle caratteristiche del vino (tipicità) e confondere il consumatore? 

Il Sangiovese è un’uva con un grande carattere ma, come tutti i grandi interpreti dell’enologia mondiale, non sempre trova le condizioni ottimali per esprimersi in tutta la sua potenzialità. E’ un vitigno non facile, che ha una maturazione tardiva, il che presuppone un grande lavoro in vigna. La possibilità di utilizzare vitigni alternativi nel blend del Chianti Classico, siano essi vitigni internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon, che autoctoni, come Colorino, Canaiolo, Malvasia Nera etc dà l’opportunità ai viticoltori di produrre vini con caratteristiche stilistiche diverse e raggiungere sempre un altissimo livello qualitativo in qualsiasi annata. Inoltre anche vitigni come Merlot e Cabernet Sauvignon, quando coltivati nel territorio del Chianti Classico, di fatto ne assumono l’impronta, dando ai vini caratteristiche che sono strettamente legate al territorio di produzione.

Secondo le annate, ovviamente ci saranno Chianti Classico con caratteristiche diverse.  Caratteristiche che spesso però, sono accentuate nella tannicità e il boisé per l'uso eccessivo di barriques e tonneaux che ne limitano l'armonia e l'espressione del terroir.  Cosa ne pensa al riguardo?

L’epoca dei vini “castoro”, come per un periodo erano battezzate quelle bottiglie che presentavano al palato un uso eccessivo del legno, è ormai tramontata. Anche in mercati come gli Stati Uniti, dove il gusto è sempre stato orientato verso vini più strutturati e con tannini ben presenti, il trend è quello di ricercare di nuovo il frutto, l’eleganza, l’armonia. Ritengo che la parola armonia sia la parola chiave per i Chianti Classico di oggi: un uso consapevole del legno, soprattutto nei vini destinati ad un medio e lungo invecchiamento, è necessario e aiuta a valorizzare le caratteristiche organolettiche derivanti dal frutto.

Nel giro di alcuni anni il prezzo medio del Chianti Classico in generale si è mantenuto su un discreto livello. Molti però, sono svenduti nella GDO.   Un fatto contrastante che non aiuta certo a consolidare la sua immagine. Con quali mezzi il Consorzio intende risolvere il quesito e "educare" e tranquillizzare il consumatore comune?  

Il Chianti Classico è da sempre un prodotto con un ottimo rapporto prezzo-qualità. Certo, il nostro Consorzio non può controllare le politiche commerciali delle grandi catene distributive o quelle delle singole aziende. Trovare prodotti con il marchio Gallo Nero a prezzi non consoni per l’immagine e la qualità del prodotto è comunque sempre più raro.  Il nostro maggiore impegno è da sempre quello di far capire al consumatore la differenza fra Chianti e Chianti Classico. Esiste, infatti, da tempo una confusione idiomatico-geografica tra le due diverse DOCG. Se, infatti, in campo enologico convivono i due termini “Chianti” e “Chianti Classico”, da un punto di vista geografico esiste solo il termine “Chianti” che è il territorio dove si produce il Chianti Classico. Nel consumatore spesso il confine fra questi due ambiti si perde e il risultato è la confusione fra i due prodotti. Per questo il nostro Consorzio organizza workshop e seminari in tutto il mondo. Da pochi mesi abbiamo anche aperto la Casa del Chianti Classico a Radda in Chianti: in un monastero settecentesco ristrutturato, nel cuore del Chianti, organizziamo corsi, degustazioni guidate, presentazioni ed eventi, tutti volti a promuovere e spiegare il mondo del Gallo Nero.

Nell’ottica di ottenere sempre una maggiore chiarezza nel mondo del Chianti Classico e tutelare ed informare il consumatore, deve essere inquadrato anche il recente riassetto della denominazione, un lavoro tutto teso a far percepire al consumatore l’innalzamento qualitativo conseguito dai vini del Gallo Nero nel corso degli ultimi decenni: l’introduzione  della Gran Selezione, la nuova tipologia al vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico va in questa direzione, come pure l’impossibilità per il produttore di commercializzare vino “atto a divenire” Chianti Classico: oggi infatti tutte le partite di vino scambiate fra aziende devono essere dotate di relativo giudizio di idoneità, ovvero devono essere certificate come Chianti Classico, prima di uscire di cantina. Un’ulteriore garanzia nei confronti del consumatore.

Tra i produttori di Chianti Classico ci sono quelli cosiddetti storici, di media e grande produzione e i piccoli artigiani.  Naturali differenti tipologie ma anche in contrasto tra loro.  Il Consorzio aiuta i piccoli produttori sotto il profilo tecnico?  

La diversità dimensionale delle nostre aziende è anche la nostra forza. Le aziende più strutturate sono state le “apripista” in tanti mercati che per le aziende più piccole non era possibile raggiungere. Il Consorzio da sempre supporta tutte le categorie di produttori, con la realizzazione di attività promozionali diversificate. Sotto il profilo tecnico, un grande contributo lo ha dato il Progetto Chianti Classico 2000, un progetto di ricerca che il nostro Consorzio ha portato avanti per oltre 15 anni, con la collaborazione delle Università di Firenze e di Pisa, che ha previsto  lo studio di oltre 200 tesi in 10 appezzamenti viticoli appositamente realizzati in zone diverse all’interno del territorio chiantigiano.  Un progetto che ha dato importantissime informazioni tecniche ai viticoltori chiantigiani, sia dal punto di vista della selezione dei cloni migliori per il rimpianto dei vigneti che di tante altre nozioni inerenti: densità di piantagione, tecniche di coltivazione, portainnesti etc etc.

Nelle note ed importanti zone vinicole, la maggior parte del vino, in questo caso il Chianti Classico, è venduto all'estero.  Un fatto positivo che però lascia spazio ad alcune considerazioni: sperare che il trend tenga e, se ci possono essere più spazi, nel commercio interno.  Qual'è la strategia commerciale del consorzio per consolidare il mercato estero già acquisito e per incrementare quello nazionale?

Il nostro Consorzio da anni investe energie e risorse nei principali mercati europei e d’oltre-oceano. Negli ultimi anni la quota export è certo cresciuta, tanto che oggi sta superando l’80% delle vendite totali. Non credo che questo trend non sia destinato a durare, anche perché il Chianti Classico è distribuito in oltre 50 paesi del mondo e abbiamo vari mercati consolidati, a partire da Stati Uniti e Germania, ed altri ancora con ampi margini di crescita, vedi Canada e molti paesi asiatici (Cina). Non vogliamo tuttavia trascurare il mercato domestico, e qui in Italia stiamo attuando operazioni di marketing innovative, volte ad ottenere una crescita di notorietà del nostro prodotto e del marchio del Gallo Nero. Fra queste posso citare l’apertura di flagship-stores, negozi monomarca, che propongono oltre ai vini Chianti Classico un’ampia gamma di oggettistica con il logo del Gallo Nero.

Il Consorzio di tutela del Chianti Classico ha proposto e attuato delle modifiche nel disciplinare di produzione. Quali sono?

Un’importante novità riguarda l’introduzione di una nuova tipologia nella piramide qualitativa del Chianti Classico: la Gran Selezione. Nella nuova tipologia rientrano solo vini integralmente prodotti con uve provenienti da singola vigna o uve selezionate tra i vigneti più vocati dell’azienda. Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche più restrittive, la Gran Selezione può essere immessa sul mercato solo dopo un invecchiamento minio di trenta mesi di cui tre d’ affinamento in bottiglia.

Con la Gran Selezione il Chianti Classico è la prima denominazione in Italia a puntare verso l’altro, a decidere di valorizzare il suo territorio partendo dalle sue eccellenze qualitative.  Un’altra importante novità è rappresentata dal fatto che il produttore adesso deve dichiarare sempre, al momento della richiesta di idoneità del prodotto, la sua destinazione d’uso, ovvero se il prodotto per cui si richiede la certificazione è destinato a Chianti Classico Annata, Riserva o Gran Selezione. In questo modo il produttore attua una scelta più consapevole, selezionando a priori le uve e i vini destinati alle diverse tipologie.

Infine il marchio del Gallo Nero, che dal 2005 rappresenta l’intera denominazione Chianti Classico, è stato oggetto di una rivisitazione grafica tesa a renderlo ancora più protagonista sulla bottiglia: un Gallo Nero ridisegnato con forme più efficaci e tratti più moderni esce dalla fascetta di stato per essere presente in maniera più visibile sulla bottiglia, posto sul collo o in retroetichetta.

  
A conferma della civiltà del vino in Toscana, la nascita della prima “denominazione dei vini” planetaria, fatta in Toscana nel lontano 1716. Nel famoso Bando del 24 settembre 1716, emanato da Cosimo III de’ Medici, sono già tracciati i confini della zona di produzione del Chianti. In tempi più recenti, nel Decreto Ministeriale del 31/7/1932 che ne tutela la storica zona è aggiunto il suffisso Classico. Di seguito, il riconoscimento Doc col DPR del 9/8/1967, la Docg col DPR del 2/7/1984 e, nel 1996, il Chianti Classico diventa una Docg autonoma. Da decenni il Chianti Classico è una delle aree vitivinicole italiane più conosciute all’estero, dove c’è un naturale connubio tra territorio e vino.

La sua area di produzione è situata tra Firenze e Siena, comprendente i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole
in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. Nel contesto del vino, questa regione non è seconda a nessuno. Storia, tradizione, ricerca e fattiva dinamicità, sono i fattori vincenti che ne hanno fatta la testa di ponte della nostra enologia. L’ultimo esempio, ha siglato la 21a Chianti Classico Collection. Oltre il marchio dal Gallo Nero più ringalluzzito, l’importante modifica di alcune norme al Disciplinare di produzione approvate nel gennaio 2013, dall’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti Classico. “Il Chianti Classico – rilevò Sergio Zingarelli Presidente del Consorzio - è la prima denominazione al mondo ad aver introdotto una nuova tipologia di eccellenza nella propria piramide qualitativa. Un caso unico, una sfida che il Gallo Nero lancia al mondo enologico nella convinzione che per rinnovare una storia di 300 anni caratterizzata da grandi passioni e grandi successi, per valorizzare ulteriormente il territorio e affermarsi sui mercati internazionali, sia necessario continuare a credere e investire sulla qualità del prodotto”. Una “rivoluzione” in parte simile di quella che avvenne nel Medoc nel lontano 1885. Al vertice della piramide della qualità il Chianti Classico Gran Selezione. Vini prodotti da una sola vigna o da più vocati vigneti delle singole aziende, con minimo 30 mesi d’invecchiamento, di cui almeno 3 d’affinamento in bottiglia. La gradazione alcolica minimo del 13%, l’acidità totale minima 4,5% g/litro e l’estratto non riduttore minimo 26 g/litro. Inoltre, come per tutti i Docg, l’idoneità al consumo, previe analisi chimiche e organolettiche delle commissioni preposte. Al secondo stadio, nel mezzo della piramide, il Chianti Classico Riserva con due anni d’invecchiamento, di cui tre mesi d’affinamento in bottiglia, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo alla vendemmia, con gradazione alcolica minima del 12,5%. Alla base, il Chianti Classico Annata, che deve essere immesso al consumo dal 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia, con gradazione alcolica minima del 12%. Mentre le norme nel vigneto sono: Sangiovese 80-100%, altri vitigni a bacca rossa ammessi dalla Regione Toscana massimo 20%, resa di uve per ettaro massimo 75 quintali (2 kg a ceppo).

Il Chianti Classico in cifre 
(Dati conferiti dal Consorzio Vino Chianti Classico)Estensione dell’intero territorio: 70.000 ettari; Estensione complessiva dei vigneti: 10.000 ettari; Vigneti iscritti all’Albo Chianti Classico: 7.200 ettari; Produzione media annua di vino Chianti Classico: 270 mila ettolitri; nel 2013 fu di 242.000 ettolitri, il 5% in più del 2012. Numero dei soci del Chianti Classico: 560; Soci imbottigliatori: 365. La produzione media annua è di 35 milioni di bottiglie. 
Il Chianti Classico è esportato in oltre 50 Paesi.Commercializzazione del Chianti Classico nel 2012
Stati Uniti: 31%; Italia: 20%; Germania: 10%; Canada: 10%; Regno Unito: 6%; Svizzera: 5%; Giappone: 4%; Paesi scandinavi: 4%; Benelux: 3%; Russia: 2%; Cina: e Hong Kong: 3%; Altri Paesi: 2%. Il giro d’affari annuale si attesta mediamente sui 360 milioni di euro.

Il Consorzio Chianti Classico, Istituito nel lontano 14 maggio del 1924 da un gruppo di trentatré produttori, il Consorzio Vino Chianti Classico rappresentò il primo consorzio di produttori vitivinicoli d’Italia. Il Consorzio si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine del 1924 al Consorzio Vino Chianti Classico di oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero. Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione.L’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Un sistema che permette ai consumatori di tutto il mondo di verificare la provenienza della bottiglia che hanno acquistato attraverso il sito web www.chianticlassico.com. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita.Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico, svolta dal Consorzio in collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca a livello locale e nazionale. Erga OmnesA seguito del regolamento comunitario sull’OCM vino è stato approvato a livello nazionale un decreto legge che ha sostituito la vecchia legge sulle denominazioni di origine, introducendo una sorta di “erga omnes” per la valorizzazione della denominazione e del suo marchio per gli organismi con un’elevata rappresentatività.I consorzi di tutela con una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione e il 40% delle aziende produttrici hanno, quindi, la possibilità di gestire tutta l’attività di vigilanza, tutela e valorizzazione, rafforzando il loro ruolo. Oltre a questo, la nuova norma consente al consorzio di poter definire l’attivazione di politiche di governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto e contribuire al miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata. Sede del Consorzio Vino Chianti ClassicoVia Sangallo, 41 - Loc. Sambuca
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. +39 05582285 - fax +39 055 8228173
 - www.chianticlassico.com - marketing@chianticlassico.com Presidente: Sergio Zingarelli, proprietario dell’azienda Rocca delle Macie di Castellina in Chianti e tredicesimo presidente. Direttore: Giuseppe Liberatore e Presidente di AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche).

A tavola col Chianti Classico DocgPochi vini hanno la versatilità nell’abbinarsi ai piatti. Tra questi, il Chianti Classico Docg. Da giovane (Annata) si sposa con salumi freschi e poco stagionati, primi piatti con sughi di carni bianche e frattaglie, trippe alla fiorentina, pollame al forno e formaggi ovini freschi e di alcuni mesi. Il tipo Riserva più pieno e complesso, esalta piatti di cacciagione, carni bianche e rosse: piccioni al ginepro, coniglio in casseruola, faraona ripiena, tacchina al forno con patate e rosmarino, vitella con funghi, la classica fiorentina e pecorino toscano di 3-4 mesi. Per la Gran Selezione, grandi piatti della cucina italiana e internazionale, come petto d’anatra al Chianti Classico, fagiano e quaglie in terrina, filetto alla Wellington, cosciotto d’agnello col tartufo, tournedos alla Rossini, lepre in salmì, cinghialetto allo spiedo e formaggi di medio-lungo affinamento come bra, bitto, fontina e di fossa. Il Chianti Classico Annata va servito a 15-16°C in calice medio con stelo medio. Il tipo Riserva va servito a 16-17°C in ampi calici con stelo medio, mentre il Gran Selezione va servito a 17-18°C in grandi calici panciuti col medesimo stelo. 



Nella foto: il Direttore Generale del Consorzio Chianti Classico e Presidente di AICIG Giuseppe Liberatore col Ministro Nunzia De Girolamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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