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Perché andare a Loano?

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato

Questo pezzo è nato per caso. Mentre sto entrando nella stazione di Genova-Brignole per acquistare dei biglietti ferroviari, un gruppo di turisti inglesi guidato da una ragazza di colore, parlando un italiano approssimativo ma comprensibile, mi chiede notizie su Loano e come arrivarci. Prima che possa risponderle, una signora di mezz’età e dall’accento ligure, dice al gruppo che sarebbe stato molto meglio andare ad Andora. Tra il divertito e l’ironico le chiedo il perché. Risposta: non sono mai stata a Loano ma conosco un po’ Andora per esserci stata alcune volte. Da questa frase si può capire che molti così detti “del posto”, non conoscono gran parte della nostra regione. Chiedendo venia a chi conosce Loano, ecco alcune note sulla solare cittadina, utili sia ai turisti di passaggio che alla signora ligure.  

 


Un po’ di storia

Nel territorio loanese, l'uomo visse dalle epoche più antiche. Scavi archeologici nelle aree collinare e cittadina, hanno riportato in luce oggetti e materiali dall' età del rame in poi. Come pure l’insediamento di tribù liguri venute dall’Albenganese. Notevoli i reperti lasciati dai Romani. Resti di mosaico sono stati trovati nell’800 in zona Olivette e nelle vie cittadine. Un muro d’alcuni metri di una costruzione, tegoloni sepolcrali, lampade votive, monete romane e un mosaico pavimentale adesso conservato nel Palazzo Doria, attestano che in quell’epoca vi furono insediamenti abitativi nella piana ovest del Nimbalto, e sulle prime pendici collinari a levante.

Nel Medio Evo, per le continue incursioni dei barbari e le scorrerie saracene, le popolazioni locali si rifugiarono sulle colline. Con l'arrivo dei Longobardi e dei Franchi si sviluppa il monachesimo Benedettino. E proprio in questo contesto che,  per la prima volta, è documentato il nome di Lovenis ossia Loano. Intorno all’anno Mille, Loano passò ai Vescovi d’Albenga e, nel 1076 ritornò ai Benedettini. Poi fu la volta dei Doria. Questa potente famiglia ne venne in possesso nel 1263 per ordine del Vescovo d’Albenga Lanfranco Dinegro. Con i Doria, Loano fa grandi progressi economici e culturali, restando quasi ininterrottamente con questa signoria, sino al 1737, quando fu venduta ai Savoia. Cinquantotto anni dopo, Loano fu a centro di un evento bellico, noto come La Battaglia di Loano. Le Armate Rivoluzionarie Francesi (Armata d'Italia) sconfiggono le Armate Imperiali Austriache (Armata di Lombardia) e Reali Sarde. Questa vittoria in territorio italiano, riportata come prima sull'Arco di Trionfo a Parigi, apre la strada a quella che sarà la Prima Campagna d'Italia condotta, cinque mesi più tardi, dalla stessa armata comandata da un nuovo giovane generale: Napoleone Buonaparte.


La vocazione turistica di Loano

Passando all’aspetto economico, Loano sino alla metà dell’800, attraversò un periodo florido, derivato dalla fiorente attività cantieristica e mercantile. Con la cessata attività dei cantieri navali, la città tornò a vivere sui modesti ricavi derivati dall’agricoltura e dal commercio. Se tra le due guerre Loano intravede una vocazione turistica dotandosi di colonie e alberghi, l’industria dell’ospitalità iniziò il suo lento ma crescente cammino che, dagli anni ’60, la vedrà protagonista. 

Una lunga striscia di fine sabbia dorata, un mare pulito, un clima mite anche d’inverno, alberghi e pensioni accoglienti. Il tutto contornato da verdi colline decorate da ville e casette. Un centro storico interessante, una passeggiata sul mare, piazze con fontane create da artisti, storici Palazzi Doria (oggi Municipio) e del Capitano, un seicentesco maniero eretto dai Doria immerso in un parco e cinto da mura, varie manifestazioni sportive e folcloristiche, e grandi eventi musicali di livello internazionale, sono senz’altro dei validi motivi d’interesse e richiamo.


Centri vicini da vedere

Racchiusa tra Albenga e Finale Ligure, Loano è al centro di graziosi e antichi borghi.  Iniziando da Finale Ligure, da non perdere le visite a Finalborgo (definito dalla guida del Touring), uno dei più bei borghi d’Italia. Ma non da meno, Varigotti d’antiche origine saracene, Finalmarina, un’oasi per gli amanti della spiaggia, la piccola ma unica cittadina Borgio Verezzi: Borgio sul mare e Verezzi in collina, Pietra Ligure (in dialetto Pria, cioè Pietra, essendo situata su grande costone calcareo che s’innalza ad alcune decine di metri dal mare. E ancora, la medievale Borghetto Santo Spirito, sorta intorno al 1260 come avamposto di Albenga verso Finale Ligure, poi Ceriale che anticipa Albenga e la sua fertile piana. Quest’ultima ricca di vestigia romane, oltre a  centro balneare, e il  maggior centro agricolo regionale. Non da meno l’entroterra: nel Finalese piccoli paesi che sembrano usciti da un presepe: Tovo San Giacomo, Bardineto, Giustenice, Magliolo e, l’altipiano delle Manie, uno straordinario paesaggio che ricorda il Far West. Intorno a Loano, le irrinunciabili Grotte di Toirano, Balestrino, Castelvecchio di Rocca Barbena, Zuccarello, Castelbianco, Nasino ed Erli.  L’Albenganese con Cisano sul Neva, Arnasco (il paese dell’olio), Vendone, Ortovero, Garlenda e Villanova col suo aeroporto.  


Oli, Vini e altre Golosità

Tutto l’arco costiero e gran parte dell’interno della zona descritta, produce pregiati vini e oli extravergini, rispettivamente della Doc Riviera Ligure di Ponente (tre vini: Pigato, Vermentino e Rossese) e della DOP Riviera Ligure. Entrando nel dettaglio, il Finalese esprime ottimi Vermentino e Rossese Doc. Dal profumo floreale e fruttato, molto sapido, pieno e continuo il Vermentino; Dai sentori fruttati, sapido, di equilibrata struttura e persistenza il Rossese. Da Varigotti il miglior Lumassina IGT Colline Savonesi. Un bianco secco di sensibile ma piacevole freschezza e sapidità.  Mentre dall’Albenganese, i migliori Pigato. Dall’intenso e persistente profumo fruttato e di erbe aromatiche, secco ma morbido, pieno e polputo quello d’Albenga, Ortovero, Cisano, Vendone, Salea, Campochiesa e Bastia. Da ancora pochi produttori, l’ottimo Pigato passito e grandi rossi IGT con granaccia (alicante) e syrah. Buono il Barbarossa (un rosato) ancora “sperimentale” del Loanese (Toirano e Balestrino). 

Oli DOP e non, da Taggiasca e Pignola: dolci, lievemente piccanti, con percezione amara appena accennata, ideali col fresco pescato, in quanto condiscono senza coprire gli umori salsi, e per le storiche salse da mortaio. Da altre colture, dal Finalese i chinotti canditi, le erbe aromatiche, miele, formaggette (caprini) e salumi. Dall’Albenganese, eccellenti pesche, formaggette, miele ed erbe aromatiche. Dal mare, entrambe le zone, ottimo pescato (pesci, molluschi e crostacei) per antipasti, primi e secondi piatti, in particolare zuppe di pesce e pesce in tocchetto (buridda).  Dall’interno, funghi sodi e dall’intenso aroma.   


La cucina loanese 

La cucina locale deriva, come quella di quasi tutto l’arco delle due riviere, da quella genovese. Uniche e interessanti particolarità di Loano, la torta dolce di zucca, un tempo presente sulla tavola delle festività di fine anno e, il desueto e buono marò, un pesto a base di fave fresche, per condire pasta asciutta e in brodo. Andando con ordine, le verdue pinn-ne, gustosi ortaggi ripieni (cipolle, zucchine e melanzane) cotti in forno, ma - meglio - nel passato, fritte in fragrante e caldissimo extravergine. Frittate e torte d’erbette di campo (simile alla cappuccina), l’antica fainà, la farinata, i frisceu (frittelle con bianchetti, erbette o con baccalà, fritte nell’extravergine), i cuculi (frisceu di farina di ceci),  anciue:  acciughe in tutti i modi: crude marinate, infarinate e ripiene e fritte, e nella minestra, muscoli al verde, mandilli de saea, trofie e troffiette co-o pestu (lasagne e gnocchi e troffiette col pesto), taggiaen co-o tuccu de funzi (taglierini col sugo di funghi),  ravieu de pexu, e de carne co-o tuccu (ravioli di pesce, e di carne con ragù di carne), laxerti co-i poixi: sgombri con piselli,  purpu co-e patatte e l’aggiu:  polpo con patate e aglio, buridda di pesce e di stoccafisso. Zemin de seppie e co-e articiocche (seppie in umido con bietole e funghi secchi, e con carciofi), luassu buggiu e in tu furnu (branzino bollito e al forno).

Per gli amanti della carne, cuniggiu in cassoula (coniglio alla carlona con quello che si trovava, in casseruola), pulastru in cassoula e in tu furnu (pollo in casseruola e al forno), fricassea de agnellettu co-e articiocche (spezzatino di agnelletto con carciofi), agnellu e cravettu in tu furnu co-e patatte (agnello e capretto con patate al forno), vitella co-i funzi neigri (vitella con funghi porcini), çimma pinn-a (cima ripiena: pancia di vitello farcita).  Tra i dolci, l’antica turta duçe de succa (torta dolce di zucca), bunettu (budino di latte con uova), le biscette (esse di pasta frolla con nocciole e acqua di fior d’arancio), amaretti e frutti canditi. Tutto questo ben di Dio, contrae matrimonio d’amore con i vini Doc e IGT della provincia di Savona. Un motivo in più per venire o ritornare a Loano. 

 

Nella foto: Panorama di Loano

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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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