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Vocacibario

A ogni vino il suo tappo, incontro con Diam

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato

Il tappo: gioia & dolori. Può sembrare una battuta ma non lo è.  Oggi, i difetti provocati al vino dal tappo sono molto minori che nel passato. La selezione del sughero e le varie fasi di lavorazione fatte con sistemi e criteri idonei, hanno ridotto l’inconveniente a percentuali minime. I tappi di materie plastiche (monopezzo o a stadi) hanno contribuito anch’essi. Nel passato recente, diverse aziende avevano fatto causa a ditte produttrici di tappi di sughero. E’ ovvio che per conservare un buon vino in bottiglia ci voglia un buon tappo che, come per tutti i prodotti, deve avere il suo giusto prezzo. Tra le aziende che con ricerche continue, hanno definito tecniche per l’ottenimento di tappi di sughero di qualità, c’è la Diam Bouchage.

Azienda leader mondiale del settore, che su questo importante tema  ha presentato alla stampa e addetti ai lavori, il livello qualitativo dei suoi tappi di sughero, e una esclusiva degustazione di sei  bottiglie di gran pregio, turate con questi tappi.  Ovvero, a ciascuno il suo tappo, ma soprattutto a ciascuno il suo aroma intatto. 

Tutto questo si è svolto alcuni giorni fa nel salone del prestigioso Hotel Mediterraneo di Firenze con la collaborazione del delegato AIS di Firenze, Massimo Castellani, autore della degustazione. Nel corso della serata, insieme a Jean Luc Ribot Direttore Commerciale Italia per  DIAM Bouchage distribuito in Italia dal gruppo Belbo Sugheri, Diam Sugheri e Paolo Araldo srl, sono state illustrate le soluzioni differenziate messe a punto da Diam per le varie tipologie di vino, evidenziando una volta di più come questa tecnologia si ponga da garante di omogeneità nelle prestazioni tecniche di ogni tappo oltre che di un comportamento regolare sulla linea di imbottigliamento e una evoluzione controllata del vino in bottiglia.

Sei vini in degustazione, tre francesi e altrettanti italiani, testimoni della qualità DIAM nella conservazione degli aromi anche nei lunghi invecchiamenti e nella spumantistica. Per la Francia: lo Champagne Grand Vintage 2006 di Moet & Chandon: floreale, ampio e succoso, maturo, complesso e, con un grande carisma, incarnazione perfetta dello spirito delle grandi annate basato sulla libertà di interpretazione, selezione dei vini migliori dell'anno e individualità del Millesimo. Di seguito: un grande di Borgogna come il Corton-Charlemagne 2013 Louis Jadot,100% Chardonnay con fermentazione alcolica in barrique di legno che rivela gli aromi dei grandi vini di Bourgogne come cannella, fiori bianchi, noce, ambra e pepe e una bella acidità in bocca con un finale sul frutto della passione. Il terzo assaggio francese: La Demoiselle de Sociando-Mallet 2012, blend di Cabernet Sauvignon e Merlot in quantità uguali diritto, fruttato e rotondo.

Per l’Italia, tre vini di altrettanto importante spessore: il For England 2010, Blanc de Noir pas dosè Metodo Classico Contratto, già fornitori della Casa Reale dei Savoia e del Papato, spumante di Pinot Nero in purezza con aspetti classici di agrumi e una freschezza fruttata.  Il Ronco delle Cime 2012, Collio Doc Friulano Venica & Venica - nato sui terreni più freddi e di maggiore escursione termica, garantendo in questo modo un mineralità e una sapidità notevoli, piacevoli sentori di pesca bianca e di mandorla amara, scarsamente acido e rotondo che si presta bene a un leggero invecchiamento. A chiudere degnamente la degustazione, il Barolo 2011 Rocche dei Manzoni, Nebbiolo in purezza della zona di Monforte d'Alba, un rosso morbido e suadente la cui maturazione avviene in barrique per circa 36 mesi prima di un’ulteriore sosta di un anno in bottiglia. Armonico ed equilibrato, sinuoso e persistente che porta con sè un bouquet di aromi insolito: santoreggia, tabacco, menta, erbe aromatiche e liquirizia.


[Nella foto: I sei vini degustati]

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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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