Dalla Germania alla Città Eterna in un sorso: il Riesling Renano conquista Roma
Si sono inaugurate a Roma per la prima volta le giornate del Riesling della Rheinland-Pfalz (Renania Palatinato), il principe dei vini bianchi d’Oltralpe. Nella prestigiosa sede del Goethe-Institut sono intervenuti i relatori Dr. Steffen Maus, giornalista del settore, Dario Cappelloni, del Gambero Rosso, e soprattutto il Prof. Dr. Ulrich Fischer, Direttore del Centro Rurale per l’Enologia e la Viticoltura del Palatinato (DLR). Proprio la “Pfalz” (Palatinato) è ufficialmente dall’anno scorso il maggior produttore di Riesling, con i suoi 5.458 ettari coltivati a Riesling, seguita dalla vicina regione viticola della Mosella con 5.390. Un vitigno che si diffonde di continuo; solo lo scorso anno la sua coltivazione si è estesa per altri700 ettari.
Il 60% dei vitigni di Riesling di tutto il mondo (34.000 ettari in totale), infatti, cresce proprio in Germania (22.434 ettari) e la parte più ampia (14.250 ettari) si trova nella Renania Palatinato, regione in cui il terroir e il microclima variano moltissimo e influenzano profondamente questo splendido vino. È proprio questo il tema dell’intervento di Fischer. Per terroir si intende la dimensione sensoriale del vino, che è data dall’interazione tra vite, terreno, orografia e clima. Lo stesso uomo influenza indirettamente le caratteristiche sensoriali del vino a seconda delle tecniche di viticoltura ed enologiche usate. Ma indubbiamente è proprio il terroir nella Renania-Palatinato che incide maggiormente sul risultato, come dimostrano gli studi condotti dal Prof. Fischer condotti negli ultimi 3 anni per analizzare l’influenza sul prodotto del terroir, dell’annata e dell’invecchiamento.
I produttori del Palatinato puntano sul terreno: intendono sviluppare al meglio il potenziale dell’uva, senza dominare la vigna.
“Quando bevo un Riesling dell’area vinicola del Forster Pechstein nel Palatinato, cresciuto su terreno basaltico, lo riconosco; quando lo bevo dall’area del Kaseler Nieschen nella Mosella, cresciuto su terreno di ardesia, lo sento pure e in quello del Sieferheimer Hoellenberg in Rheinhessen avverto la nota dovuta al porfido”, sostiene Fischer, che, nel corso del suo intervento, ha guidato i partecipanti al riconoscimento dei diversi aromi. Lo spettro aromatico caratteristico del Riesling è dovuto in effetti alla pietra d’origine del terreno. Se all’origine vi è il basalto, predomina l’aroma di limone-pompelmo con acidità rotonda, minerale, fumosa. Se invece si ha a che fare con una pietra calcarea, gli aromi sono quelli di mango, pesca, miele-caramello, con acidità rotonda.
In Italia arriva solo un milione di bottiglie di vino tedesco all’anno. Nonostante questa cifra modesta la regione Rheinland-Pfalz ha accettato la sfida e si è presentata al pubblico romano per la prima volta con ben 20 aziende, tra rinomate e new entry, di 5 aree di produzione (Mosel, Pfalz, Rheinhessen, Mittelrhein, Nahe). È stata proposta tutta la gamma dei Riesling, con variazioni dal secco al dolce. Molto di moda e assai amata dagli appassionati è la categoria di base, il Riesling Kabinett, che, pur con una quantità ridotta di alcol (meno del 12%), è ricco nella struttura, fruttato e con una piacevole acidità, ideale per l’estate che sta arrivando. L’invito è stato accolto da una vasta platea di oltre 150 persone, sia del settore sia semplici amanti del vino.
È stata presentata anche la piramide qualitativa del Riesling che va dal vino di Qualità fino al Premium con la capsula d’oro, il Grand Cru. Anche il prezzo è per tutte le tasche e va in media da 5 a 40 €. La regione più conosciuta a livello mondiale per la produzione del Riesling à quella intorno all’anfiteatro naturale della Mosella, area vinicola già sfruttata in epoca romana. Viene definita “la regione dei vignaioli senza paura dell’altezza” per i vigneti in posizione alta e ripida. Impressionante è stata la visione del filmato sulla raccolta delle uve sul terreno utilizzato dal produttore Franzen dalla straordinaria pendenza del 60% che richiede l’uso di funi di sicurezza per i viticoltori che vi lavorano. “I Riesling della Mosella si descrivono in tre concetti: aciditá legata all’ardesia, struttura compatta, e zuccheri residui in proporzionei con l’acidità,” spiega Steffen Maus. Vengono raccolti solo i grappoli migliori perché si preferisce privilegiare la qualità più che la quantità.
Con il Riesling si possono preparare ottime pietanze, come la zuppa al Riesling con crostini alla cannella o la panna cotta al Riesling, offerte ai partecipanti. Il vino si abbina splendidamente ai piatti italiani, anche se è piú brillante con i piatti asiatici, come ha magistralmente illustrato Steffen Maus. Il vino fa da sempre parte dello sviluppo culturale dell’occidente, dove in questo momento si trovano i vigneti più grandi del mondo. Già J. W. Goethe diceva: “Il vino dà allegria al cuore degli uomini e la gioia è la madre di tutte le virtù”, commenta il direttore del Goethe-Institut, Uwe Reissig. E per concludere ricorda ai partecipanti: “L’ubriacatura non è colpa del vino, ma del bevitore”.
Fonte news: Benigna Mallebrein
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