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Assoenologi: i problemi sono Ocm vino, tasso alcolemico e formazione, di Redazione di TigullioVino.it

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Assoenologi: i problemi sono Ocm vino, tasso alcolemico e formazione

di Redazione di TigullioVino.it

Il vino italiano con i suoi 50 milioni di ettolitri, prodotti mediamente ogni anno dal 1999 al 2008, rappresenta il 17% dell'intera produzione mondiale ed il 28% di quella dell'Unione europa a 27. Ciononostante, in vent'anni abbiamo perso quasi 500.000 ettari di vigneto, passando da 1.230.000 a 729.000. Per qualcuno un dramma, per altri un passo in avanti nella convinzione che è inutile produrre quello che il mercato non vuole e assai pericoloso farlo male. In effetti, nonostante questo decremento negli ultimi vent'anni la produzione di vini a denominazione di origine è passata dal 12 al 33%, quella a Indicazione geografica tipica ha raggiunto il 28% e quella dei vini generici da tavola è scesa dall'88% del 1986 al 39% di oggi. Queste trasformazioni non sono certo passate inosservate all'estero dove il vino italiano piace, tanto che le nostre esportazioni, per dieci anni e fino al 2002, sono ininterrottamente cresciute raggiungendo insperati traguardi.

Anche in questo attuale difficile momento, sia pure tra alti e bassi, il settore vitivinicolo italiano sta meglio di tutti gli altri d'Europa. Tutto questo nonostante i campanilismi, la burocrazia, la frammentazione di intenti, i giochi di lobby, la dispersione della promozione, che purtroppo caratterizzano il comparto. Pensiamo quali risultati potremmo ottenere se ci fosse più gioco di squadra, più trasparenza, più critica obiettiva e costruttiva. Lo scorso anno il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli espose a Venezia la pungente, quanto apprezzata, relazione "Uscire dal guscio: ossia cambiare a costo di essere impopolari", mettendo a nudo alcune macro criticità del settore. Io quest'anno continuerò su questa linea con tre altri attuali argomenti di riflessione e discussione: Ocm, tasso alcolemico e formazione.

Ocm vino.
La votazione finale dei regolamenti comunitari riferiti all'etichettatura e alle pratiche enologiche sono programmate a Bruxelles per il 19 giugno per entrare in vigore, dopo l'emanazione dei regolamenti applicativi nazionali, il 1° agosto 2009. Ce la faremo? Certamente sì, ma con quali risultati? Alle giuste e lecite domande che ci sono state poste da diversi colleghi tipo: quali problemi la mancata informazione creerà ai produttori? Quanto costerà ad ogni azienda questa "corsa contro il tempo"? A che rischi andranno incontro? Sinceramente non sappiamo dare una risposta certa.

Tutti, dal Ministero alle categorie, stanno lavorando con grande determinazione e serietà ma, è inutile negarlo, i tempi sono troppo stretti. I regolamenti sicuramente usciranno ma i periodi per un ampio confronto, per informare gli operatori, aggiustare il tiro, razionalizzare al meglio i diversi aspetti, fare tesoro delle opportunità di semplificazione e di sburocratizzazione che l'Ocm da, riteniamo non ci siano. È vero che il testo sulle pratiche enologiche è disponibile dal mese di gennaio, ma è altrettanto vero che il cammino per la sua approvazione non appare scevro da problemi. Un esempio: il taglio tra vino bianco e rosso per ottenere il rosato. Per non parlare della controversia sulla dealcolizzazione, dove il confronto è aperto tra chi la vuole regolamentare e chi no. Questioni, queste ed altre, che potrebbero essere frutto di compromessi che, a loro volta, potrebbero implicare una serie di nuovi cambiamenti a catena.

Che dire poi dei problemi irrisolti sull'etichettatura, ad esempio tutti quelli concernenti i cosiddetti vini varietali o quelli legati all'indicazione dell'annata in etichetta dei vini generici? In questi mesi abbiamo assistito a continue modifiche dei testi, tanto che siamo giunti alla versione numero 11 (undici), ognuna composta da decine e decine di pagine, quasi sempre disponibili solo in lingua francese ed inglese. E come la mettiamo con i controlli sulle Dop? Ossia su quanto stabilito dal regolamento comunitario 479/2008 che obbliga, sempre dal 1° agosto 2009, la certificazione eseguita o dalle autorità centrali o da organismi di controllo autorizzati ai sensi delle norme 45011 e quindi attraverso i cosiddetti enti "terzi". Di fatto i Consorzi non potranno più svolgere le odierne attività di controllo e anche le Camere di Commercio dovranno operare ai sensi e nel rispetto della norma prima citata.

Nonostante manchino solo due mesi all'entrata in vigore delle nuove norme non è ancora chiaro quali siano gli organismi abilitati dall'Icq e chi li sceglie. Almeno per quanto riguarda il secondo aspetto riteniamo che, per similitudine con la regolamentazione che caratterizza le altre Dop ed Igp agroalimentari, a scegliere l'organismo di controllo siano i produttori e gli operatori di ogni denominazione, visto che sono le aziende che si accollano i costi diretti, ma sopratutto quelli indiretti che potrebbero eventualmente derivare dalla inefficienza del sistema o da una eccessiva rigidità burocratica. Al di là di ciò sta comunque il fatto che se entro la fine di giugno non ci saranno decisioni tali da consentire in breve tempo di scegliere e di far diventare operativi gli organismi di controllo, il rischio della paralisi esiste. Insomma, bastava procrastinare di un anno l'entrata in vigore dell'Ocm per risolvere molti problemi. L'Assoenologi, in tempi utili, lo aveva chiesto a gran voce, ma nessuno ci ha ascoltato. Ci rimane la magra consolazione di chi oggi ci scrive dicendo che avevamo ragione.

Tasso alcolemico.
Nel 1998 abbiamo dovuto difenderci da chi voleva mettere in etichetta frasi tipo "Il vino nuoce gravemente alla salute" e l'abbiamo spuntata. Nel 2007 abbiamo dovuto difenderci da chi paragonava due bicchieri di vino ad uno "spinello" e l'abbiamo spuntata. Oggi la battaglia è più ardua visto che si ipotizza l'abbassamento a 0,2 del tasso alcolemico o il suo azzeramento. L'Assoenologi, appena divulgata la proposta, ha subito preso posizione. Sta di fatto però che siamo considerati di parte e che quindi, in un momento di grande enfatizzazione come l'attuale, le nostre considerazioni trovano unanimi consensi all'interno del settore ma assai pochi al di fuori. È difficile farsi ascoltare anche da chi sa benissimo che il consumo pro capite di vino negli anni Settanta era di 120 litri, negli anni Ottanta di 80 litri, nel 2000 di 50 e oggi, sempre secondo i dati elaborati da Assoenologi, è di 45 litri.

A poco serve ricordare che demonizzando qualsiasi bevanda alcolica, senza distinguo e criminalizzando il normale consumo di vino, si influenzano negativamente i consumatori più sensibili e non certo i fautori dello sballo. Lo hanno capito i tedeschi che hanno azzerato il tasso alcolemico solo per i ragazzi al di sotto dei 21 anni e per i neo patentati. E lo sanno bene gli inglesi che, con un ragionevole tasso di 0,8, hanno sensibilmente diminuito gli incidenti. Insomma se è vero che la guida in stato di ebbrezza è un pericolo, è altrettanto vero che siamo di fronte ad un'esagerazione mediatica, ad un'esasperazione che rischia di inculcare nell'uomo della strada che l'alcol sia la causa di tutti gli incidenti stradali più devastanti, senza mai distinguere tra abuso e corretto consumo, senza mai far differenza tra vino e superalcolici o tra gli "intrugli" che vengono bevuti solo per "sballare". Quasi che il consumo di una buona bottiglia durante il pasto sia un crimine e non un piacere.

Da qui le critiche di Assoenologi e la proposta inviata al ministro Maurizio Sacconi il 21 gennaio scorso che può essere così sintetizzata:
a) portare a zero il tasso alcolemico per i neo patentati e comunque per i giovani fino a 21 anni, così come fatto in Germania;
b) aumentare a 0,8 il tasso per gli altri consumatori, così come fatto in Inghilterra.
Aspetti e proposta che riflettono le considerazioni di una categoria che da sempre dice che ogni abuso è da evitare, ma che non vuol vedere soccombere, per un'informazione esasperata, per una notizia che fa presa, una bevanda, il vino, che ha oltre duemila anni di storia e che costituisce un patrimonio culturale tutto italiano che il mondo intero ci invidia. Una categoria che non vuole che l'Italia, con questo accanimento a senso unico, danneggi irreparabilmente un settore serio, sano, responsabile ed importante per la sua economia.

Formazione.
Recentemente il Ministero della pubblica istruzione ci ha confermato che le iscrizioni all’anno scolastico 2009/2010 sono le ultime che comprendono il sessennio e quindi la specializzazione in viticoltura ed enologia. Purtroppo quello che in più occasioni avevamo ipotizzato senza mai essere presi sul serio, si sta avverando: le gloriose Scuole enologiche dopo oltre 130 anni, sono giunte al capolinea e con esse la qualifica di Enotecnico. Qualifica che, comunque, da circa vent’anni non compare più su alcun diploma o documento scolastico; la sua validità professionale è rimasta solo perché esiste una forte, credibile ed accreditata Associazione enologi enotecnici italiani: tutti lo sanno ma pochi, compresi gli interessati, lo riconoscono.

Mi chiedo e vi chiedo, cosa sarebbe successo oggi della nostra categoria se non avessimo "preso il toro per le corna" e lavorato per far approvare la legge 129/91 con l'attribuzione del titolo di enologo anche agli enotecnici in carriera? Quanto vale oggi quell'operazione? Quanto riconoscente deve essere all'Assoenologi ogni collega? In questo momento di forte preoccupazione in cui “nessuno si può più nascondere dietro un dito” tornano anche d’attualità le proposte che il direttore generale di Assoenologi espose, ancora nel 1988, a San Michele all’Adige, nell’ambito del convegno organizzato dal Ministero della pubblica istruzione proprio sul tema “Futuro degli Istituti con ordinamento speciale per la viticoltura e l’enologia” e che più recentemente ha ribadito in occasione della cerimonia di apertura dei festeggiamenti per i 130 anni dell’Istituto di Conegliano.

Il patrimonio che andrebbe disperso è enorme e l’Assoenologi, allora come oggi, non si da per vinta, convinta che le Scuole di Enologia potrebbero essere ancora salvate attraverso un piano che abbiamo posto al vaglio della direzione generale del Ministero della pubblica istruzione e che prevede una complementarietà di formazione, sinergica ed armonizzata su tre livelli. Secondo Assoenologi l’amministrazione scolastica deve diversificare la preparazione, in modo da garantire al settore, così come richiesto dagli imprenditori vitivinicoli in un riuscito convegno organizzato nel 2000 a Siena, diversi livelli di tecnici, non concorrenti ma complementari: formati dalla Scuola media superiore e dall’Università, non attraverso corsi “slegati” bensì attraverso programmi sinergici e concordati tra Istituti, Università e Ministeri sulla base delle esigenze del settore.

Secondo la nostra proposta, che riteniamo oggi più attuabile di ieri, le Scuole Enologiche devono preparare cantinieri nella prima fase ed enotecnici nella seconda e solo partendo da questi ultimi, sempre e solo nelle Scuole di viticoltura ed enologia, formare gli enologi preparati dall’Università. Così facendo le Scuole enologiche manterrebbero la loro immagine ed il loro singolare ed ultracentenario ruolo formativo e l’Università, che non ha cantine, vigneti, laboratori e via dicendo, troverebbe strutture adeguate da potenziare in una sinergia di immagine, programmi, risparmio e professionalità, ma soprattutto con un grande vantaggio per gli studenti, e questo, secondo l’Assoenologi, era ed è, il punto più importante.
Studenti che potrebbero scegliere, a ragion veduta, a che livello fermarsi, se al primo o continuare fino alla laurea, nel rispetto delle attuali disposizioni comunitarie, secondo le richieste del mercato, ma soprattutto seguendo dei corsi finalizzati alla loro preparazione. Tre argomenti, quelli che ho illustrato che interessano il settore tutto e su cui Assoenologi non mancherà di confrontarsi nelle sedi opportune.


Fonte news: Assoenoligi

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1 Commenti

Inserito da Gianpaolo Paglia

il 09 giugno 2009 alle 16:41
#1
"...la certificazione eseguita o dalle autorità centrali o da organismi di controllo autorizzati ai sensi delle norme 45011 e quindi attraverso i cosiddetti enti "terzi". Di fatto i Consorzi non potranno più svolgere le odierne attività di controllo e anche le Camere di Commercio dovranno operare ai sensi e nel rispetto della norma prima citata..."
Evviva!

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