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Vocacibario

Grappa Barile Day a Silvano d'Orba

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato


Tra i grandi distillati del mondo, c’è un posto anche per la Grappa. E parlando di Grappa, oltre ad essere un prodotto tipicamente italiano, è l’unico distillato che si può già bere appena uscita dalla serpentina. Cercando nel suo passato, l’etimo del suo nome risale al lombardo “grapa”, cioè graspo, a sua volta derivato dal tedesco “napf”, ossia nappo: ciotola o bicchiere. I friulani la chiamano “sgape”, in Piemonte è chiamata “branda” (termine ereditato dai francesi). Certamente antica ma non di nota data, la Grappa è stata inventata dalla gente del popolo. Quindi di umili origini ma di gagliarda vitalità. Per secoli trovò proprio nella gente del popolo i suoi estimatori. Un tempo lontano gli intellettuali la snobbavano. Dante e Petrarca la trovavano abominevole (sic!), e così i nobili che amavano vini pregiati. Ma i medici gli riconoscevano potenti virtù.

Nell’ 500 Pietro Andrea Mattioli scriveva al riguardo: “Meritatamente si può chiamare acqua di vita; aumenta et conserva tutte le cose che si pongono dentro da lei preserva et non si corrompono, così parimenti conserva la vita di coloro che l’usano di bere, togliendo dai corpi loro ogni putredine et custodisce e ripara, notrisce, difende et prolunga la vita. In più il suo vigore e calore naturale, rigenera, vivifica gli spiriti vitali, scaldando lo stomaco, conforta il cervello, acuisce l’intelletto, chiarifica la vista et ripara la memoria”. Da queste positive affermazioni, gli acquavitai ambulanti di Roma, Torino o del Friuli, facevano facili vendite ai popolani. Già nel 600 sorgevano botteghe stabili per la vendita della Grappa.

Nel 1779, Bartoldo Nardini aprì la famosa distilleria-mescita a Bassano. I migliori suoi clienti, i battellieri del Brenta, diffusero la Grappa anche a Venezia, dove fu poi apprezzata anche dai nobili. Con la Grande Guerra, la Grappa scaldò membra e cuori dei soldati al fronte, infondendogli conforto e coraggio. Da un ventennio, prodotta con tecniche più razionali e vinacce fresche di monovitigno, distillata in alambicchi discontinui a vapore, è salita ai salotti buoni della città. E oggi come ieri, Veneto, Toscana e Piemonte, sono alla leardeschip della produzione di Grappa di qualità. In quest’ultima regione, a Silvano d’Orba, piccolo centro attivo dell’Alessandrino, c’è l’antica distilleria “BorBar” di Luigi Barile, genovese ed autore di grappe esclusive, ottenute da fresche e fragranti vinacce di Dolcetto d’Ovada. Bottiglie della sua Grappa di 25 anni sono state acquistate dalla Camera di Commercio di Genova, per farne dono ai grandi della terra riuniti a Genova per il G8.

Il grande Luigi Veronelli, assaggiandola, la posta ai vertici. E siccome la classe non è acqua, la Grappa Barile oltre a conquistare “L’Alambicco d’Oro” (massimo riconoscimento nazionale), ha vinto anche la medaglia d’argento con la grappa bianca, nel concorsi mondiali di Bruxelles e Londra. Riconoscimenti ampiamente meritati, che Luigi Barile ha sempre festeggiato coinvolgendo centinaia di persone provenienti da mezza Italia. Un grappa Day che da alcuni anni, oltre alla Grappa, valorizza Silvano d’Orba e tutto il comprensorio di produzione del Dolcetto d’Ovada. Un festoso evento dove centinaia d’appassionati ed esperti del distillato nazionale, sono stati deliziati da una grande ed artistica torta ma, soprattutto, da inediti assaggi di Grappa di quattro diversi millesimi, tra cui quella di trentatre anni, la prima ad essere stata prodotta.

Non solo. Nell’ambito della festa, Barile premia ogni anno personaggi che col loro impegno hanno contribuito socialmente a migliorare piccole e grandi realtà non solo nostrane. L’ultima edizione, pur mancando dell’illustre premiata, è stata siglata da Don Gallo e Lorenzo Basso. Mai come quest’anno, la targa è stata dedicata alla persona giusta. Infatti, l’avrebbe ricevuta Milena Gabanelli, assente giustificata per inderogabili impegni. Grande giornalista e donna, direttrice di Report, sempre in prima linea dove ci sono conflitti e si compiono atrocità, e di innumerevoli inchieste che travagliano il nostro Paese. A ritirarla per lei, Don Gallo. Prete e “uomo” scomodo ma amato dalla gente, che ha fatto della sua vita una crociata a favore di tossicodipendenti e indigenti. Un’altra targa è andata al neo Segretario Regionale del PD Lorenzo Basso.

Grappa Barile Millesimo1976

Appunti di degustazione

All’aspetto è brillante, di colore giallo ambrato vivo con netti riflessi dorato-ramati. All’olfatto si presenta di straordinaria intensità, persistenza e finezza. Profumi ampi, compositi, che spaziano dal floreale al fruttato con note speziate. Emergono i piccoli frutti rossi boschivi maturi e macerati nell’alcol, fiori gialli di campo essiccati, mandorla secca, vaniglia e zabaglione. E ancora, goudron, boisé e fieno di montagna. Al sapore è secca ma morbida, calda, con delicata e piacevole vena astringente, di decisa ma equilibrata struttura, con un finale di grande persistenza aromatica. Spiccano al retrogusto, le note fruttate, di liquirizia e di fieno di montagna.

Nella Foto: Lorenzo Basso, Luigi e Nuccia Barile, Don Gallo.






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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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