E' stato inaugurato ieri a Foiano della Chiana, a due passi dall'Outlet, un altro fastfood. Il Presidente di Streetfood racconta la propria esperienza che gli ha aperto gli occhi.
E' stato inaugurato ieri a Foiano, in località Farniole, a due passi dall'Outlet Village l'ennesimo punto di ristorazione rapida più famoso e diffuso nel mondo. “Si fa tanta fatica e ci vuole tanto tempo e denaro per scovare le genuinità – sostiene Massimiliano Ricciarini, presidente dell'Associazione No Profit “Streetfood” - e improntare programmi di sviluppo con accessi al credito agevolato, per avere aiuto dalle regioni per trovare fondi e poi basta uno schioccare di dita, un'offerta che nessuno rifiuterebbe per cancellare tutti i buoni propositi e i passi fatti avanti con tanto sudore”.
“Nel lontano 1997 – racconta Ricciarini – partii per il programma di scambio Erasmus a Parigi. Il programma universitario pagava poco: 300mila lire al mese. Così, oltre ad un prestito agevolato per studenti cercai lavoro e l'unico possibile sembrava proprio Mac Donald's. Entrai a lavorare part-time al Forum Les Halles - lo snodo metro più importante della capitale. Vedevo a “stelle e strisce e stravedevo per hamburger e patatine. Con il tempo cominciai a togliere le salse e finii con le insalate per le amienità alle quai ero di fronte”.
“Dopo una breve esperienza da commerciale, conoscendo le lingue – prosegue Ricciarini – mi iscrissi ad un master per esperti in turismo enogastronomico e la mia vita è cambiata, dedicandomi alla scoperta e al racconto di esperienze e di genuinità rare forte anche dell'esperienza vissuta presso “la concorrenza”. Conobbi i cibi di strada e dalla tesi di quel master ho deciso di portare avanti una vera e propria missione. Ma le leggi vigenti sull'ambulantato e sull'igiene e la divisione netta tra artigiani e commercianti rallentano il difficile processo e in molti casi scoraggiano gli ultimi produttori di certe leccornie nostrane decretandone la definitiva estinzione”.
Certe realtà come i fast food e le multinazionali sono da ammirare solo per la forza economica e il forte potere persuasivo attraverso campagne pubblicitarie e di comunicazione mirata, perpetrate a tamburo battente e che andrebbero replicate e applicate ai prodotti italiani. In particolare l'Italia gode ancora di un patrimonio cultural gastronomico che necessità di un rinnovamento radicale con campagne marketing e comunicazione stile Usa”.
“Prima di avere dubbi su una nuova struttura già operante nel territorio - sostiene ancora il Presidente - per paura di troppa concorrenza o elevato impatto ambientale; prima di “aprire le porte” senza indugio all'industria alimentare si dovrebbe fare una selezione già a livello comunale e decidere in che direzione si vuol andare: se verso il riempimento casse comunali o verso un preciso progetto di sviluppo dell'italianità a prescindere mantenendosi coerenti con le iniziative pro ambiente. Le multinazionali danneggiano anche quello”.
Fonte news: Associazione Culturale No-Profit Streetfood
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