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Vocacibario

Il Marsala, un mito dell'enologia italiana

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato

Pochi vini italiani possono vantare un bagaglio storico quanto il Marsala. Un vino dalle tradizioni bicentenarie, "punta di diamante" della produzione vitivinicola siciliana, che ancor oggi, a dispetto delle mode e dei tempi, rappresenta degnamente nel mondo l'enologia nazionale.

Quasi sinonimo della solare e pittoresca Sicilia, il Marsala ha origini certamente inconsuete, essendo per nascita, legato alla lontana Inghilterra; un Paese che sin dal 1700 era già al vertice del consumo dei vini liquorosi, fra cui il celebrato Madera. Essendo allora l'isola di Madera sotto il controllo dei Francesi, i commercianti inglesi, nell'impossibilità di approvvigionarsi dell'omonimo vino, cercarono altrove un vino dalle caratteristiche simili. L'idea di crearlo (qualora non fosse stato già reperibile) venne ovviamente ad un inglese: il commerciante John Woodhouse di Liverpool.

Se non del tutto casuale, l'incontro di Woodhouse con quel vino che diverrà Marsala, ebbe origine da scopi diversi. Sbarcato a Marsala (dall'arabo Mars a allah: Porto di Allah) nel 1770 per commerciare ceneri di soda, Woodhouse si accorse che il vino prodotto in loco con una miscela di uve dei vitigni Grillo, Catarratto, Inzolia e Damaschino, aveva caratteristiche simili al Madera. Unico problema, il trasporto.

Infatti per impedire al vino di alterarsi durante il lungo viaggio verso l'Inghilterra, vi aggiunse dell'acquavite di vino; da qui la nascita del Marsala.
Pochi anni dopo, nel 1773, John Woodhouse sbarcando in Inghilterra col primo carico di 70 "pippe" (tradizionali botti siciliane della capienza di circa 455 litri, pari ognuna a 100 galloni imperiali), ottenne fama e denaro, grazie anche alle particolari caratteristiche di pregio che distinguevano il Marsala dai già affermati vini iberici.

Nel 1806, un altro inglese, Benjamin Ingham, spinto dal successo di Woodhouse, impiantando anch'egli a Marsala un grande stabilimento enologico, applicò per primo il metodo "soleras" al Marsala, esportandolo in America latina ed in Australia.

Ma il merito di far diventare grande ed importante il Marsala nel mondo, spetta a Vincenzo Florio, già importante uomo d'affari (proprietario di ben otto tonnare e creatore della Compagnia di navigazione omonima), acquistando l'incolto terreno situato tra i due stabilimenti degli inglesi, nel 1832 costruì un grande complesso per la produzione del Marsala. Passati vent'anni ed avendovi profuso ingenti investimenti (200.000 ducati, pari ad oltre 6 miliardi di oggi), aumentò la qualità del suo già valido Marsala, portandolo in breve tempo a superare, sia nella qualità che nella commercializzazione, il prodotto delle aziende concorrenti inglesi. Da qui, con l'apporto della propria flotta ed organizzando rappresentanze e depositi nei principali scali marittimi, diventò incontrastato leader a livello mondiale.

Venendo a tempi più recenti, al Marsala, dopo l'attribuzione nel 1931 con decreto ministeriale della zona di origine, nel 1969 venne finalmente assegnata la "D.O.C.". Ma tutto questo non gli evitò una profonda e sofferta crisi, iniziata fin dai primi del '900 e protrattasi sin dopo gli anni '60. Fra le varie ragioni, l'impianto in zona e altrove di numerosi stabilimenti vinicoli di non sempre provata serietà, e la negativa creazione e diffusione di molti Marsala aromatizzati. La lunga rinascita, se così si può dire, ebbe inizio per merito del Gruppo Cinzano, che acquistandole, riportò questo vino ai fasti dei tempi migliori.

Da circa due lustri, per mezzo di oculate campagne promozionali condotte dalla Regione Sicilia, ed ancor più con l'adozione di un nuovo disciplinare di produzione, finalmente il Marsala può consolidare la propria e "vera" regale immagine.


Marsala: dove e come

Zona di produzione: il territorio dell'intera provincia di Trapani.
Vitigni: Grillo, Catarratto bianco lucido, Catarratto bianco comune, Damaschino, Inzolia, Nero d'Avola, Pignatello, Calabrese, Nerello mascalese, gli ultimi tre riservati alla produzione del Marsala Rubino.
La resa massima di uve per ettaro: 10 tonnellate.
Iscrizioni all'Albo: 3.274
Iscrizione Superfici: 14.502,01
Denunce: di produzione: 502
Denunce: Superfici: 8.274,56
Produzione effettiva di uve: 160.073 q.l.

Tre le tipologie:
Ambra - ottenuto con le uve già citate, e contiene l'1% di mosto cotto.
Oro - ottenuto con le stesse uve del precedente.
Rubino - ottenuto con le uve dei vitigni Pignatello, Calabrese e Nerello mascalese.

A seconda dell'invecchiamento, si distinguono in:
Fine: Invecchiamento: 1 anno. Gradazione alcolica: 17%.
Superiore: Invecchiamento: 2 anni. Gradazione alcolica: 18%
Superiore Riserva: Invecchiamento: 4 anni. Gradazione alcolica: 18%
Vergine o Soleras: Invecchiamento: 5 anni. Gradazione alcolica: 18%
Vergine o Soleras Stravecchio o Vergine o Soleras Riserva: 10 anni. Gradazione alcolica:18%

Tutti i tipi, a seconda della quantità di zucchero contenuto, si distinguono in:
Secco: con un contenuto in zucchero massimo: 40 gr l.
Semisecco: con un contenuto in zucchero da: 40 a 100 gr l.
Dolce: con un contenuto in zucchero minimo di: 100 gr l.

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2 Commenti

Inserito da Vito Mezzapelle

il 28 dicembre 2009 alle 18:51
#1
Sul sito internet antichivigneti.eu è stato pubblicato l'articolo: Ruolo dei batteri lattici durante vinificazioni di uve Grillo: microorganismi alterativi o protecnologici?

Inserito da Vito Mezzapelle

il 28 dicembre 2009 alle 18:51
#2
Sul sito internet antichivigneti.eu è stato pubblicato l'articolo: Ruolo dei batteri lattici durante vinificazioni di uve Grillo: microorganismi alterativi o protecnologici?

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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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