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Luigi Barile, trent'anni di grappe d'autore

di Virgilio Pronzati

MappaArticolo georeferenziato

Non è per niente facile realizzare un sogno. Ma Luigi Barile, affermato commercialista genovese può dire di esserci riuscito. Il suo sogno era di produrre grappe di altissima qualità. Ci ha messo alcuni decenni, ma ora le sue grappe sono famose. Poteva iniziare con grappa di vinacce di vitigni blasonati. Sarebbe stato più facile. Ha scelto la strada più lunga e difficile: distillare vinacce di dolcetto, non quelli rinomati dell'Albese, ma quello d'Ovada. Certamente meno conosciuto e reputato a torto inferiore a quelli citati. Il Dolcetto d'Ovada Doc di buona annata, ha profumi, struttura e longevità straordinari. E Luigi lo ha dimostrato creando grappe di ampio e composito profumo, di rara armonia gusto-olfattivo e di grande personalità. Ma distillare è fatica, tanta fatica. Fin che ci sono vinacce fresche, bisogna andare avanti. Non ha caso, distilla solo per una ventina di giorni. Vederlo lavorare avvolto dal vapore che esce dalle caldaiette, emana qualcosa di antico ed irreale. Poi i primi trepidi assaggi. Concentrato, attento a non farsi sfuggire ogni più labile sentore. Poi, passato l'esame organolettico, il suo volto si distende ed abbozza un sorriso. Ancora una volta sarà una grande grappa.


La distillazione: Un'arte antica

La distillazione è un'arte antichissima. Durante gli scavi archeologici di Tepe Gaura in Mesopotamia settentrionale, fu trovato un reperto raffigurante un apparecchio per la distillazione di sostanze organiche aromatiche e genovese, può dire di esserci riuscito. Il suo sogno era di produrre grappa di altissimo probabilmente alcoliche, risalente a non meno di 3500 anni a.C. In un editto cinese del 144 a.C., vi è già riferimento alla distillazione. Gli Egizi, secondo molti esperti, erano in grado di distillare sin dal II secolo a.C. Anche gli Arabi conobbero l'arte di distillare: i termini "al-kuhl" e "al-ambiq" significano rispettivamente, alcool e alambicco. Tracce certe in tal senso, ci vengono da Plinio il Vecchio che, nel suo Libro I, Cap. VII, ne cita le varie ed empiriche fasi. Siamo intorno al 77 dopo C. Più tardi, altre notizie ci vengono dalla Scuola Salernitana. Ma le informazioni più precise le abbiamo da Arnaldo di Villanova, medico catalano (1235-1311; curò alcuni papi e regnanti) e da Taddeo Aldobrandi alchimista, che applicavano terapie a base di grappa.


Un po' di storia

Nei secoli che vanno dal 1200 al 1400, la grappa è consigliata per alcune malattie, come elisir e, addirittura come afrodisiaco, se aromatizzata con erbe. Quest'ultima dote, era diffusa tra il popolo da ciarlatani, mentre venditori più onesti, ne esaltavano il potere digestivo. Nel 1500, l'allora noto medico Pietro Andrea Mattioli, gli riconosceva potenti virtù. L'origine del suo nome è ancora incerta. Secondo molti dizionari deriva dal lombardo "grapa" (graspo), mentre alcuni studiosi ne danno il nome di "graspa". Benché di origine incerta, si può oggi affermare, che la grappa è il tipico distillato italiano. Figlia legittima della vite, è nata dall'ingegnoso o utile sfruttamento delle vinacce. Quindi, non di nobili origini, ma gagliarda come lo spirito popolano che l'ha inventata.

Che si chiamasse (o si chiami) "sgnape" in Friuli, "branda" in Piemonte o "filu 'e ferru" in Sardegna, la grappa rimase per secoli fedele compagna della gente del popolo, in quanto snobbata dagli intellettuali. Nel '700, venditori di grappa ambulanti di Roma e Torino (leggendario il "brandista" torinese "monsu Tasca), riuscivano spesso a trovare clienti. Sul finire del secolo, molti ambulanti, prendendo esempio da Bortolo Nardini che aprì la sua distilleria con mescita nel 1779 vicino allo storico ponte di Bassano, aprirono delle botteghe. Ma la grappa assunse una notorietà nazionale nel tempo della Grande Guerra. Durante l'epico ma nefasto periodo bellico, scaldava e rincuorava soldati d'ogni parte d'Italia. Da qui, non solo più generosa bevanda per la gente del nord, ma anche, seppur in misura minore, di quella del centro-sud e, fatto non da poco, dagli intellettuali ricreduti. Ci vogliono ancora circa trent'anni (fine anni '70) affinché la grappa passi dai centri operai per salire ai salotti buoni delle città, ed entrare così anche in rinomate enoteche e in ristoranti famosi, di cui moltissimi stellati.
Don Gallo con i coniugi Barile


Dalle osterie ai salotti

Una metamorfosi derivata da una migliore qualità del prodotto immesso sul mercato, ma con punte di gran pregio e, inedita per quei tempi, di monovitigno. Un'ascesa lenta a costante che colloca la grappa alla pari dei prestigiosi distillati stranieri che, a differenza di questi ultimi, mantiene con pochi altri, la parte alta del mercato. In Liguria la grappa ha sempre avuto moltissimi estimatori. La sua introduzione e diffusione, è dovuta agli antichi legami con il vicino Piemonte, terra votata come poche altre alla vitivinicoltura. Sin dai tempi passati, i Liguri vi si approvvigionano di vini, in particolare nell'Ovadese, dove il Dolcetto vantava meritata fama già nel 1700. Ancor oggi, con le uve del vitigno omonimo, validi produttori ottengono il Dolcetto d'Ovada Doc, riconosciuto tale (due anni prima degli altri) nel 1972. E dal vino alla grappa, il passo è breve.


La zona

Tra i 22 comuni che formano la zona di produzione del Dolcetto d'Ovada Doc, c'è Silvano d'Orba, un piccolo ed industre centro coronato da un antico maniero, popolato da poco più di duemila anime ma con ben due distillerie (in un passato recente erano addirittura cinque).

Tra queste, l'antica e artigianale Bor Bar S.n.c., fondata nel 1976 da Antonio Bormida (poi deceduto) e Luigi Barile, che l'acquistarono con l'obiettivo di produrre solo grappa di qualità, servendosi della collaborazione di Sebastiano Lasagna, mitico distillatore. Situata vicina al centro del paese, la piccola distilleria con suoi muri color salmone-ambrato e col tetto in coppi, emana curiosità e un fascino discreto. I silos delle vinacce sono sia interni che esterni. Entrando nel suo cuore pulsante, si può rivivere l'atmosfera del passato. Un forno a legna, fonte di calore ideale per l'estrazione dei nobili vapori alcolici. Sopra, salendo un'irta scaletta, si può notare l'attrezzatura in lucido rame risalente ad oltre un secolo fa.
Due alambicchi discontinui a bagno maria (caldaiette della capacità di 240 kg ognuna) per donare grappe dai profumi fragranti e fruttati, serpentine, tubi, misuratore e quant'altro annesso, un argano e un montacarichi per le vinacce. A piano terra, divise, tre buie e fresche cantine dove, nelle botti di rovere da 180 e 250 litri, maturano sublimandosi, grappe di straordinaria armonia e personalità.
La prima distillazione risale al 1976. La grappa ottenuta quell'anno dalle fresche vinacce di dolcetto, pensate, è ancora in gran parte in botte. Così, tranne un periodo di forzata pausa, per altri vecchi millesimi, fino alla recente e cristallina del 2004. Per anni, il maestro distillatore Luigi Barile, profondendo denaro, tenacia e fatica da alla luce solo grappe d'autore. L'assoluta qualità, è garantita dall'utilizzo di vinacce fresche poco spremute e pertanto pregne di aromi (di piccoli e qualificati produttori locali) e distillate nell'ordine, in poco più di un mese; dagli alambicchi e dal forno citati, e dal lungo invecchiamento in botti.


Le Grappe

Requisiti trasformati in virtù, che conferiscono al distillato una perfetta limpidezza, un colore giallo paglierino, un bouquet ampio, intenso, persistente e fine, con sentori floreali, vaniglia e, lievi, di spezie, un sapore secco ma morbido e caldo, vellutato, di grande armonia e persistenza aromatica. Di qualità anche la grappa bianca e giovane. Cristallina, dai sentori intensi ma equilibrati di frutti boschivi freschi e maturi, di sapore secco ma morbido, caldo, pieno, di molta persistenza e personalità. Entrambe vanno servite a 17-18°c e servite in piccoli calici con stelo alto. Conosciute da tempo quasi esclusivamente da amici intenditori, le grappe Barile da alcuni anni sono presenti in importanti locali di Genova e di altre città italiane. Quelle invecchiate sono distribuite dalla Moon Import di Pepi Mongiardino, leader incontrastata del settore, mentre le bianche, dalla Biscaldi di Pietro Riscaldi, ed oggi, entrambe le grappe, dalla Velier di Luca Gargano. Ma non solo.


I riconoscimenti e i premi

Acquistate per regali a persone importanti, le Grappe Barile vantano l'apprezzamento anche degli illustri statisti Nicola Mancino e Luciano Violante, già rispettivamente Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati. Ma il riconoscimento più ambito (e che ha commosso Barile) gli è stato dato dal sommo Luigi Veronelli che, degustata la grappa invecchiata, l'ha definita, nel suo genere, la migliore sin qui assaggiata. In ultimo, a conferma di tutto ciò, alla grappa Barile invecchiata e non, gli sono stati conferiti prestigiosi riconoscimenti come Alambicco d'Oro nel 2000, la medaglia d'argento nel Concorso internazionale di Bruxelles nel 2002 e, dello stesso metallo ma più prestigiosa nel 2003, nel Concorso Mondiale di Londra.


La festa del trentennale

Domenica 22 ottobre, Silvano d'Orba è in festa. Un via vai di alcune migliaia di cultori dei distillati, gourmet, appassionati e curiosi, che si sono ritrovati nel piazzale e, poi, all'interno della distilleria per vedere all'opera Luigi Barile che distillava in diretta, fragranti e profumate vinacce. Tutti hanno potuto apprezzare le creature di Luigi: la grappa bianca di 4 anni, profumata, calda, morbida ma decisa, con retrogusto fruttato e di liquirizia; La grappa di 15 anni, dal color paglierino vivo, ricca e composita (vi si colgono fiori essiccati e note di piccoli frutti boschivi, dal caldo e pieno corpo, e dal retrogusto floreale-speziato di rara persistenza. In ultimo, sua maestà, la grappa di 30 anni. Aurea nel colore, straordinaria nel profumo, calda, sontuosa e di grande armonia al sapore. Ma non solo.
Luigi Barile col sindaco Giuseppe Coco

A festeggiare Luigi e sua moglie Nuccia, due personaggi di grandissimo rilievo: Marta Vincenzi, l'europarlamentare apprezzata da tutti e il mitico Don Gallo, un prete da strada, come vuol che si dica, che ha salvato centinaia di persone dalla droga e dalle disgrazie della vita, dandogli conforto e un'esistenza dignitosa. Le parole di entrambi, hanno commosso Luigi che, sua volta, premiandoli con la pregiatissima grappa del trentennale ed il diploma dell'occasione, ha ricordato che tutti e tre sono nati nel popolare quartiere di Certosa. Altri ospiti di prestigio premiati col diploma del trentennale, sua eccellenza il Prefetto di Alessandria Lorenzo Cernetig, l'onorevole Lino Rava, il sindaco di Silvano d'Orba Giuseppe Coco e lo scrivente. Dulcis in fundo, gran finale con un'artistica e grande torta realizzata da Bottaro e Campora ricevimenti.

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Virgilio Pronzati, giornalista specializzato in enogastronomia e già docente della stessa materia in diversi Istituti Professionali di Stato...

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