E la famiglia italiana continua a risparmiare anche a tavola. I consumi alimentari restano ancora una volta al palo: meno 0,5-0,7 per cento nel 2010 (secondo le prime stime). Ma nello stesso tempo cambia anche il carrello della spesa: meno carne (soprattutto quella bovina), pane, pasta, ortofrutta e vino; più latte e suoi derivati, olio d’oliva, uova e prodotti di IV gamma. È quanto segnala la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori in merito ai dati Istat su reddito e risparmi delle famiglie nel terzo trimestre del 2010.
Così nell’anno appena trascorso i consumi alimentari domestici -come rileva l’Istat sulla base delle previsioni dell’Ismea- non mostrano segnali di ripresa. Gli acquisti, dopo aver chiuso il 2009 con un più 0,5 per cento sul 2008, sono risultati in leggera crescita solamente nei primi tre mesi del 2010, per poi diminuire progressivamente da aprile a dicembre.
Durante il 2010 -sottolinea la Cia- le prime stime (i dati definitivi si avranno soltanto nei prossimi mesi) parlano di una contrazione, su base tendenziale (rispetto al 2009), nella domanda di pane (meno 2,3 per cento), di pasta (meno 2,4 per cento), di carni bovine (meno 3,5 per cento), di frutta (meno 0,8 per cento), di ortaggi (meno 0,6 per cento), di prodotti ittici (meno 1,5 per cento), di vini e spumanti (meno 3,2 per cento). Nel dettaglio, alla maggiore richiesta di vini a denominazione ha fatto da contraltare una diminuzione degli acquisti di vino da tavola.
Una domanda più vivace, invece, si avrà per il latte e i derivati del latte (più 0,8 per cento), in particolare i formaggi e lo yogurt. In crescita anche i consumi domestici di olio d’oliva (più 1,9 per cento), di uova (più 1,6 per cento), e dei salumi (più 1,4 per cento). Un vero e proprio exploit viene registrato dagli ortaggi di IV gamma (i freschi confezionati), che dovrebbero aumentare del 10,2 per cento. Bene anche i sostituti del pane (più 3,8 per cento) e i prodotti congelati e surgelati (più 1 per cento).
Secondo la Cia, infine, è continuata ad aumentare la percentuale di famiglie che si sono rivolte agli hard-discount per l’acquisto di generi alimentari (pane, pasta, carne, pesce, frutta): dall’8,6 del 2006 ad oltre il 10 per cento nel 2009. Tendenza, questa, che è destinata a consolidarsi nel 2010. I motivi sono riconducibili essenzialmente ai prezzi più bassi dei prodotti in vendita.
Fonte news: Confederazione Italiana Agricoltori
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