Cresce l’export, ma cala il consumo di vino in Italia. Può il principale Paese produttore vivere di solo export o dovrebbe invece cercare di recuperare sul fronte interno? Da oggi fino all’apertura della manifestazione (7-11 aprile 2011) Vinitaly realizza una serie di interviste che verranno pubblicate da lunedì 21 febbraio settimanalmente sul sito www.vinitaly.com. Aprono il confronto Lamberto Vallarino Gancia di Federvini, Lorenzo Biscontin di Santa Margherita, Fabio Giavedoni di Slow Food, Ermanno Gargiulo di Coop Italia e Aldo Cibic architetto e designer.
Nel momento dell’euforia per le esportazioni italiane di vino che prima tengono testa alla crisi internazionale e poi volano, qualcuno pensa che «non si può vivere di solo export». Lo dice a Vinitaly Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, che riflettendo sui numeri ricorda come, negli anni 1980/90, Italia e Francia rappresentassero il 75% delle esportazioni mondiali, mentre ora raggiungano solo il 50%. «Può e deve essere così», invece per Lorenzo Biscontin, responsabile marketing di Santa Margherita, per il quale sarebbe antistorico nell’era della globalizzazione non pensare a un grande mercato mondiale.
«In vista della 45^ edizione Vinitaly - dice Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – abbiamo aperto il dibattito su cosa pensano di fare i produttori vitivinicoli italiani di fronte al calo dei consumi interni. Un dibattito che culminerà con la presentazione, durante la rassegna, di una specifica ricerca di mercato, commissionata per capire il fenomeno e le strategie possibili da adottare». Il fatto che lo zoccolo duro rappresentato dai consumi interni non dia gli stessi segnali positivi dei mercati internazionali, con una flessione degli acquisti anche nel 2010, deve infatti far riflettere il sistema enologico italiano. Il trend parte da lontano, con i consumi che sono scesi dagli anni ’70 ad oggi da oltre 100 a circa 40 litri pro capite.
Nel confronto sono coinvolti istituzioni di categoria, produttori, comunicatori, operatori della distribuzione e della ristorazione, pubblicitari/esperti di costume, che ogni settimana fino all’inaugurazione del più grande salone mondiale dedicato al vino (7-11 aprile 2011), sul sito www.vinitaly.com risponderanno a tre domande: Può il Paese primo produttore vivere di solo export, con i rischi rappresentati dalle fluttuazioni monetarie e dalle agguerrite politiche di marketing e distribuzione dei competitori dei cosiddetti Nuovi Mondi? Il gap del mercato italiano è di natura economica, culturale o è un problema di comunicazione?
Perché al contrario il trend dell'export è in crescita?
Il declino dei consumi nazionali è avvenuto nonostante un deciso miglioramento della qualità del vino prodotto, frutto di un cambiamento di mentalità dei produttori e di forti investimenti nella vigna e in cantina. Questo però non è un fatto di per sé strano, perché, come dice Ermanno Gargiulo, responsabile category di Coop Italia, «in generale, all’aumento della qualità non sempre corrispondono aumenti dei consumi; anzi statisticamente è possibile che avvenga il contrario». Comunque per Gargiulo «l’export può essere un valore aggiunto, importante, ma non il business principale del settore enologico».
Anche per Aldo Cibic, architetto e designer di fama internazionale, è importante dare la giusta chiave di lettura del fenomeno italiano: «L’evoluzione qualitativa del vino corrisponde a un pubblico più esigente che probabilmente non incide sul volume di produzione, ma che premia il salto in avanti fatto in questi anni».
Per Fabio Giavedoni, curatore della Guida Slow Wine di Slow Food, «quello sul mercato interno probabilmente è un problema culturale, che potrebbe essere colmato con un’efficace comunicazione». L’obiettivo dovrebbe essere quello di dare valore alla storia e alla cultura del vino già nelle scuole dell’obbligo, in contrapposizione alle periodiche ondate di proibizionismo basate su convinzioni non sempre ben verificate.
Le interviste complete sono scaricabili dal sito www.vinitaly.com, dove è possibile partecipare al dibattito.
Per informazioni:
Stampa Veronafiere
Tel.: + 39.045.829.82.42 – 82.85 – 83.14
E-mail: pressoffice@veronafiere.it
web: www.vinitaly.com
Fonte news: Stampa Veronafiere
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Inserito da Enzo Zappalà
il 24 febbraio 2011 alle 17:17I paesi esteri sanno che i loro controlli sulla guida in stato di ebbrezza sono eseguiti seriamente e possono anche permettersi di bere il giusto e senza paura. In America gli etilometri stanno scomparendo e in Inghilterra, se l'etilometro dà valori fuori norma, si esegue l'analisi del sangue prima di condannare. Solo in Italia si riescono a far "bere" le fandonie più grandi, permettere azioni pribizionistiche prive di senso, distruggere una cultura antica, a scapito del "bere" con giudizio il vino. Nel frattempo, le discotece servono senza problemi alcol ignobile a chiunque e chiudono entrambi gli occhi sulla droga che gira indisturbata. Invece di tante parole, incontri, riunioni, basterebbe informarsi e passare all'azione verso la magistratura. Ma, si sa, in Italia si parla tanto e poi si aspetta che ad agire siano gli altri.
Il mio libro "I due volti dell'alcol" potrà forse servire di più che tanti seminari che si concludono con le solite frasi fatte e con tanti falsi esperti che cercano di restare sempre con un piede in due staffe...