L'Etna è un instancabile fornitore di materia prima. Balaustre, colonne, sedili, fontane, pavimenti di santuari e chiese nascono dalla pietra lavica del grande vulcano, formatasi nel corso dei millenni e utilizzata nei secoli dagli architetti con una sorta di tacito rispetto: basti pensare al "Liotru" di Catania, il celebre elefante in lava e agli splendidi mascheroni che decorano i palazzi barocchi di Ragusa Ibla, Noto e Acireale.
L'Etna, la cui attività ebbe inizio 600 mila anni fa in mare (contrassegnata dalla disastrosa eruzione del 1669 che investì completamente Catania e da quella altrettanto feroce del 1928) ha alimentato una imponente tradizione artigianale, che si è sposata con il tempo agli eventi, alle civiltà, alle culture che si sono succedute sul territorio siciliano impregnandolo di grandezze artistiche e architettoniche, di profonda "letteratura umana", alternata purtroppo a regressivi momenti di abbandono.
Anche in territorio catanese, laddove l'Etna sovrintende da sempre l'evolversi di questa storia millenaria, si sono succeduti i fenici, i greci, i romani, gli arabi, i normanni e infine gli spagnoli, stratificando con il tempo un ricco patrimonio di sapere.
Oggi il territorio etneo è tutelato dal Parco Regionale omonimo, che si estende dalle vette del vulcano fino alla cintura superiore dei 20 paesi etnei: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, Santa Maria di Licodi, Trecastagni, Viagrande e Zafferano Etnea.
Quattro le zone diverse di produzione sul più elevato vulcano d'Europa (ricordiamo, uno dei maggiori vulcani attivi del mondo) caratterizzate da una vegetazione assai differenziata a seconda delle quote: fino a 1300/1400 metri prevale la frutticoltura che è assai ricca anche per la sopravvivenza di vecchie varietà (i pistacchi di Bronte, le fragole di Maletto, le antiche Cola e Gelato Cola); oltre ai tradizionali agrumi, ai fichi d'india e alle piante di frutta secca. Dai 1400 ai 2000 metri prevale una mista realtà boschiva (il faggio, la betulla, la ginestra e l'astragolo).
I palmenti, le tipiche costruzioni agricole isolane (ne è ricchissimo anche l'arcipelago toscano) qui costruite in pietra lavica ad uso della viticoltura e delle fasi di lavorazione delle uve e i terrazzamenti realizzati con muri a secco, caratterizzano il paesaggio dei tre versanti "vitati" del vulcano.
In quello meridionale si trovano i vigneti più impervi, che in certe aree superano i 1000 metri, mentre dal versante nord nascono i migliori rossi della Denominazione di Origine Controllata Etna, che interessa prevalentemente la fascia collinare circumetnea.
La produzione annovera un bianco da uve Carricante e Catarratto Bianco, con eventuali apporti di Trebbiano e Mannella Bianca; un Rosso e un Rosato, da Nerello Mascalese e Nerello Mantellato (Cappuccio), con eventuali apporti di uve a bacca bianca.
Vini dal carattere forte, deciso, in cui l'imprinting (assai evidente) è dato dalla composizione lavica del suolo che condiziona e determina la vita di tutta la vegetazione.
Sarde "a beccafico"
Ingredienti (dose per 4 persone)
Sarde freschissime gr. 750, Pane grattugiato gr. 120, Pecorino grattugiato gr. 80,
Prezzemolo gr. 30, 3 uova, aceto, due spicchi di aglio, olio per friggere, sale, pepe
Procedimento
Pulire le sarde, aprirle a metà dal lato del ventre lasciandole però unite sul dorso; levare la spina centrale e tagliare la testa ai pesci. Disporli in un recipiente non di alluminio, coprirli di aceto e tenerli nella marinata per almeno tre ore. Trascorso questo tempo mettere in un piatto il formaggio e unire ad esso un trito di aglio e prezzemolo, mescolandolo perfettamente. Sbattere in un piatto fondo le uova, salarle e peparle; togliere dall'infusione le sarde, sgocciolarle bene e passarle aperte nel formaggio grattugiato e successivamente nelle uova sbattute, poi richiuderle, premendole leggermente con il palmo della mano. Passarle quindi nel pane grattugiato e friggerle in abbondante olio bollente. Come tutti i fritti sono buonissime calde, ma alcuni le mangiano anche fredde. Questa ricetta è secondo l'uso della zona orientale dell'isola.
Strada dei Vini dell'Etna
Associazione Strada dei Vini dell'Etna
Via Nicola Coviello, 15 - 95127 Catania
Tel. +39 095 4012961 / 63 / 64 Fax +39 095 4012962
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E-mail : info@stradadelvinodelletna.it
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