Dove siamo
La Tenuta Santa Caterina prende nuova vita all’inizio degli anni 2000, quando Guido Carlo Alleva, avvocato penalista del Foro milanese, decide di ritornare alle terre ove un tempo affondavano le sue radici materne. Una scelta che faceva prevalere il Piemonte astigiano della famiglia di sua madre rispetto alle più lontane colline abruzzesi e friulane, radici paterne pure molto amate, anch'esse regioni vocate alla coltura della vite e all’agricoltura fin dai tempi remoti a cui rende omaggio il cavallo alato che campeggia nel logo della Tenuta. E’ il ricordo di una favola rimasta impressa nell’immaginario infantile di Guido Carlo Alleva, una favola abruzzese che racconta come di notte il vigneto sia attraversato da un cavallo alato tutto d’oro, un ippogrifo di memoria ariostesca che i bambini possono sognare, ma mai vedere perché, se il cavallo ne avverte la presenza, scompare. Finzione e realtà si fondono e diventano il filo conduttore di un’impresa che vede gli Alleva diventare vignaioli per tradizione familiare.
Guido Carlo Alleva ha respirato l’aria di queste terre, ha assorbito il fascino della apparentemente semplice cultura contadina. Già dagli anni dell’adolescenza e della gioventù ha condiviso spazi e attività con i figli dei mezzadri e dei fattori delle proprietà famigliari, a differenza di molti suoi coetanei attratti dal mondo urbanizzato della fine del secolo scorso. Come spesso succede questo immaginario infantile è rimasto tale, perché il percorso della vita ti porta altrove. Guido Carlo Alleva si afferma come avvocato, ma quel senso ancestrale di amore per la terra è dentro di lui, fa parte del suo DNA e chiede solo di potersi esprimere. Così avviene, quando, alla ricerca dei luoghi sulle colline astigiane che lo avevano visto bambino per riappropriarsene, s’imbatte nei resti di quella che un tempo era un’importante proprietà agraria di origini molto antiche.
La terra e le strutture architettoniche che già nel 1700 portavano il nome di Tenuta Santa Caterina all’inizio del 2000 erano in condizioni fatiscenti: gli edifici e le vigne in abbandono, intatto però era rimasto il genius loci, quello che aveva affascinato l’avvocato Alleva. In questa ricerca del tempo perduto, Guido non è solo: lo accompagna la figlia Giulia, una ragazza di Milano che al triangolo della moda e alla movida della metropoli preferisce i silenzi delle
colline. Lei non lo sapeva, ma il destino la sta conducendo verso un futuro che si prospettava diverso. Comunque è molto coinvolta nei discorsi che sente fare, la storia del vigneto e del vino, un mondo pieno di fascino che ha sollecitato musicisti e poeti cui non può rimanere indifferente, tanto più che musica e poesia hanno tanto da raccontarle. Così di anno in anno, mentre il sogno di Guido Carlo Alleva si avvicina alla realtà, Giulia diventa sempre più partecipe di quella sfida. Ritorno alla terra.
Guido Carlo Alleva è ufficiale degli Alpini e la cosa non risulta strana per una persona che nel sangue ha tre regioni da Alpini, appunto Piemonte, Abruzzo e Friuli: essere alpino vuol dire anche questo, attaccamento alla terra e soprattutto una testarda voglia di conquistare la vetta. In questo caso trasformare in realtà quell’inconscia attrazione infantile. Non si tratta quindi,
come per molti nuovi vignaioli emersi negli anni Ottanta, di cambiare mestiere per ritirarsi in campagna, per allontanarsi dai ritmi della Milano da bere. C’è qualcosa di più profondo e sentimentale in questo desiderio di riconquistare un bene perduto. Il tratto originale della persona, poi, sta anche nella frequentazione da vero esperto col mondo del vino, testimoniata dalla creazione di una personale cantina con le più importanti etichette e da una conoscenza
tecnica nata da momenti di gioco infantile e poi alimentata e mantenuta nel tempo.
E Giulia sta rifacendo lo stesso percorso. Viene il giorno in cui la Tenuta Santa Caterina è proprietà Alleva: inizia un lavoro intenso ed economicamente importante di recupero ambientale e architettonico. Nel totale rispetto del passato il palazzo, il giardino all’italiana, i porticati, le scuderie riprendono l’antico splendore, rinascono. Rinasce anche la parte più segreta della residenza padronale, la cantina con le volte di mattoni e l’infernotto, così chiamato in Piemonte a definire il luogo di maggior pregio. Questo è un autentico gioiello di architettura ipogea, scavato nel tufo fino a 17 m di profondità. Altrettanta cura e attenzione viene messa nel recupero dei vigneti con un lavoro di sistemazione idrogeologica e di ricerca sulla specificità dei terreni. Questo lavoro dimostra la volontà di realizzare un modello di Tenuta su basi moderne e scientifiche, senza improvvisazioni: vigneti pensati per grandi vini, per la valorizzazione dei vitigni autoctoni, per innovare sperimentando nuove potenzialità del territorio.
Considerazioni di TigullioVino
Febbraio 2014
Da Grazzano Badoglio, suggestivo e grazioso comune dell’Astigiano, questi cinque vini. L’unico bianco, da uve d’origine francese, ha corpo ma è carente in freschezza. Per gli altri quattro vini, un Grignolino, un Freisa e due Barbera d’Asti, diversi giudizi. Il Grignolino è molto giovane e il Freisa è decisamente maturo. Il primo dei due Barbera è di piacevole beva, il Superiore ha maggiore armonia.